I Carabinieri del Comando TPC recuperano 115 opere falsificate di Michelangelo Pistoletto

da | 30 Mag 2019 | Arte e Cultura, Conservazione e Tutela

I carabinieri del comando Tutela patrimonio culturale hanno recuperato e sequestrato 115 opere false del maestro Michelangelo Pistoletto. L’inchiesta era partita nel 2014, dopo la denuncia dello stesso Pistoletto. “Mi avevano segnalato che, sul mercato, c’erano opere che non avevo mai firmato – spiega l’artista – Chi ha falsificato, ha approfittato della mia fiducia. Non mi era mai capitato”.

Le opere falsificate, riguardano principalmente, i ‘Frattali’, lavori caratterizzati da grafici e numeri impressi su vetro. Per aver falsificato e venduto le opere, il gallerista abruzzese Cesare Manzo e’ stato condannato in primo grado dal Tribunale di Pescara a due anni e due mesi di carcere per aver falsificato 356 “frattali”. Le verifiche hanno evidenziato che il gallerista che negli anni ’90 aveva organizzato numerosi eventi promozionali delle opere di Pistoletto, nel 2000 aveva allestito una mostra nella quale venivano esposte le opere della serie frattali. Approfittando della fiducia del maestro, il falsario avrebbe appreso alcune delle tecniche di creazione, provvedendo in proprio alla produzione delle opere.

“Quanto accaduto – ha dichiarato il maestro – e’ stata una vera sorpresa anche perche’ con quel gallerista avevamo lavorato bene in passato. Deve essergli successo qualcosa di grave se ha fatto una cosa cosi’ tremenda”. “Continuavano ad arrivare richieste di autentiche delle opere. Tant’è che io in un primo momento ho chiamato il gallerista per sincerarmi dell’autenticità delle opere che mi arrivano da autenticare, perché me ne giungevano troppe – ha ricordato Pistoletto – poi sono iniziate ad arrivare anche lettere un po’ aggressive da parte di collezionisti che mi accusavano di non proteggere il mio lavoro e mi dicevano: ‘Non possiamo più fidarci di lei'”.

Su 356 opere i carabinieri ne hanno sequestrate 115. I frattali, come ha spiegato il maggiore Silvio Mele, che ha coordinato l’indagine, venivano venduti a un prezzo che variava dai quattromila ai seimila euro, generando quindi un giro di affari di oltre un milione di euro. “Quando la sentenza passerà in giudicato le opere verranno distrutte oppure verranno restituite ai legittimi proprietari con un logo che ne attesta la falsità”, ha spiegato il maggiore Mele.

I continui controlli dei carabinieri, con l’ausilio della Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti consentiranno nel tempo di individuare anche gli altri 240 lavori in tutto il territorio nazionale e mondiale non ancora recuperati. A Pistoletto, che si è costituito parte civile per il danno morale e d’immagine, è stato riconosciuto il diritto all’integrale risarcimento, ma l’enorme produzione di opere false oltre ad averne nociuto al valore economico di acquisto, concludono i carabinieri, ha ingenerato un enorme danno di credibilità al mercato lecito.