Nei giorni scorsi si è celebrato lanniversario dei 115 anni dalla nascita di uno dei più grandi ed eclettici artisti del XX secolo, Salvador Dalì. Nato a Figeras in Catalogna, Dalì reinventò il Surrealismo facendo del movimento artistico d’avanguardia creato da Andre’ Breton il motore culturale di un’epoca e creando tra laltro il metodo paranoico-critico, la tecnica pittorica che coinvolge illusioni ottiche e altri tipi di immagini multiple. Tra gli artisti della sua epoca è stato forse il più originale e provocatorio misurandosi come pittore, scultore, scrittore, fotografo, cineasta, designer e sceneggiatore. Nota a tutti la sua collaborazione anche nel campo della moda con Elsa Schiaparelli, una delle firme più note in tema di stile del secondo Novecento, inventrice delliconico rosa shocking, la quale prese spunto proprio da un disegno del pittore spagnolo per realizzare il famoso cappello-scarpa, altro capo iconico del periodo.
Salvador Dalì ha, nel corso della sua vita, firmato migliaia di dipinti, illustrazioni per libri, litografie, scenografie e costumi teatrali, disegni, sculture, sceneggiature e opere cinematografiche. La piu’ vasta collezione di opere di Dalì si trova al Teatro Museo Dalì di Figueras, in Catalogna, seguito dal Salvador Dalì Museum di St. Petersburg in Florida, che contiene la collezione di A. Reynolds Morse & Eleanor R. Morse.
In particolare, questultimo museo ospita oltre 2.000 opere, compresi quasi 100 dipinti ad olio, oltre 100 tra acquerelli e disegni e almeno 1.300 tra stampe, fotografie, sculture e altri oggetti d’arte. E proprio in occasione dellanniversario della nascita il Salvador Dalì Museum ha inaugurato linstallazione Dalì Lives: su una serie di schermi, i visitatori del museo hanno l’opportunità di conoscere meglio la vita e il lavoro di Dali dalla persona che lo ha conosciuto meglio: l’artista stesso. In pratica lagenzia di comunicazione Goodby Silverstein & Partners di San Francisco (GS & P) ha mixato la tecnologia deepfakes di costruzione dei video con una intelligenza artificiale che impara analizzando migliaia di immagini di archivio della persona da replicare (in questo caso di Salvador Dalì) per poi creare un algoritmo in grado di riprodurre le espressioni facciali del soggetto che, in questo caso, sono state sovrapposte al corpo di un attore con proporzioni simili a quelle del pittore mentre un altro attore con un timbro vocale simile ne ha imitato laccento. Il clone digitale interagisce quindi con i visitatori narrando la propria vita o descrivendo le opere, ma anche parlando del tempo o leggendo il quotidiano del giorno. E, non ultimo, chiede ai visitatori di fare un selfie insieme, estraendo dal taschino uno smartphone. Inutile dire che il Salvador Dalì virtuale invia poi la foto al cellulare del visitatore!