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Copyright, via libera definitivo della UE. Ma l’Italia vota contro

da | 16 Apr 2019 | Arte e Cultura, Leggi e regolamenti

Il Consiglio Europeo ha dato ieri il via libera al testo che era stato approvato dall’Europarlamento lo scorso 26 marzo, e che punta a riordinare il settore del diritto d’autore nell’arte e nella divulgazione scientifica adattandolo alle nuove tecnologie informatiche. Secondo il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker “con l’accordo di oggi, stiamo adattando le regole sul copyright all’era digitale. L’Europa da oggi avrà regole chiare che garantiranno la giusta remunerazione per i creativi, forti diritti per i consumatori e responsabilità per le piattaforme. Nel completamento del mercato digitale unico europeo, la riforma del copyright era il pezzo mancante del puzzle”. Secondo la commissione europea, la direttiva proteggerà il giornalismo di qualità e offrirà maggiore protezione per autori e artisti, gli utenti beneficeranno delle nuove regole, che garantiranno loro di caricare legalmente contenuti soggetti a diritto d’autore sulle piattaforme.

Dopo oltre due anni di negoziati e una fortissima pressione delle lobbies di entrambi gli schieramenti, il 26 marzo il Parlamento europeo approva il testo definitivo sul Copyright digitale che i paesi della Ue dovranno mettere in atto nei prossimi due anni. La direttiva estende i diritti e gli obblighi tipici del diritto d’autore anche alla Rete e coinvolge direttamente i colossi del web: Google, Facebook, YouTube e gli altri giganti di internet avranno l’obbligo di condividere in parte i loro ricavi con i titolari dei diritti, ovvero gli artisti ma anche gli editori e i giornalisti.

Riguarda anche i programmi televisivi e radiofonici disponibili online la normativa adottata oggi dal Consiglio UE, facilitando la concessione di licenze per il materiale protetto dal diritto d’autore in tutta l’UE. Nell’intenzione del legislatore europeo, l’accesso più ampio ai contenuti online promuoverà la diversità culturale europea, garantendo adeguata remunerazione ai titolari dei diritti. La nuova direttiva si applicherà a tutti i programmi radiofonici, ai notiziari e alle rubriche di attualità televisivi, nonché ai programmi televisivi di produzione propria e facilita l’acquisizione di diritti quando un programma radiofonico o televisivo trasmesso in uno Stato membro è ritrasmesso via cavo, satellite, digitale terrestre e reti IP a circuito chiuso o mobili simultaneamente – in versione inalterata e integrale – in un altro Stato membro.

Al via libera del Consiglio europeo alla riforma del copyright, l’Italia, insieme ad altri sei Stati membri, ha alzato la testa e votato contro la direttiva. Un segnale forte , in controtendenza rispetto la maggioranza dei Paesi UE perche, viene spiegato da Maria Laura Paxia portavoce del Movimento 5 Stelle in Commissione Attività produttive alla Camera, “si tratta di un provvedimento fuori dal tempo, che ostacola l’innovazione e impone una forte limitazione della libertà”. Quella di chi ha dato il via libera è stata “una decisione assunta da chi è troppo vicino a lobby e poteri forti – aggiunge – e una sconfitta per i cittadini e le imprese europee. Il cambiamento per questa Europa è l’unica strada percorribile per restituire dignità a tutti i cittadini europei e per portare al centro i loro interessi. La nostra lotta non si fermerà”.

Critica verso la decisione dell’Italia, è la posizione di Mariastella Gelmini, presidente dei deputati di Forza Italia .”Il voto contrario dell’Italia nel Consiglio Europeo alla direttiva sul copyright – che è stata approvata a larga maggioranza dopo un percorso durato tre anni e numerose mediazioni – è un pessimo segnale, anche in vista della sua applicazione in Italia, che dovrà attuarsi nei prossimi due anni. Anziché schierarsi a difesa del talento e del merito e dell’industria culturale italiana, il governo italiano è invece dalla parte dei giganti del web, con la scusa – totalmente infondata – di difendere il web dalla censura. La censura in Italia la sta imponendo l’esecutivo giallo-verde (chiudendo radio radicale, tagliando i fondi all’editoria minore, occupando tutti gli spazi occupabili), mentre la direttiva sul copyright pone fine al caos del web e riconosce il valore dell’informazione di qualità, della cultura e della creatività”.

“Ritengo sia stato un errore da parte del governo italiano aver votato contro la direttiva sul copyright”, ha detto il parlamentare europeo del Pd Enrico Gasbarra. “Così si danneggia un comparto strategico del nostro Paese, straordinarie professionalità e nel contempo si fa un regalo ai giganti del web al loro strapotere a danno dei milioni di cittadini, di utenti indifesi. È una scelta incomprensibile -conclude Gasbarra- che danneggia gli autori, la creatività e la cultura italiana”.

“Plauso all’Ue. Il voto è un segno di identità chiaro, in linea con il processo di attualizzazione della civiltà giuridica europea, che si basa sui principi fondamentali di remunerazione dei diritti morali ed economici di chi lavora e di chi produce”. È il commento di Franco Siddi, presidente di Confindustria Radio Tv. “Spiace che il governo italiano si sia distinto votando no”, continua Siddi in una nota. “L’auspicio è che in sede di recepimento agisca in conformità con i principi della stessa, perché questa è un’occasione positiva anche per i propositi di rinnovamento delle linee di spesa pubblica: recuperare risorse, impropriamente saccheggiate a editori, giornalisti, autori, scrittori, creativi, significa poter remunerare i loro prodotti, rilanciare investimenti ambiti dell’industria culturale e assicurare entrate incrementali all’erario”. Da rilevare, inoltre – sottolinea Confindustria Radio Tv – una seconda votazione importante del Consiglio Ue, quella relativa al copyright sulle trasmissioni online dei broadcaster (meglio nota come direttiva cavo-satellite): questa direttiva ha raccolto maggior consenso al suo interno con una maggioranza amplissima – 27 sì, la sola astensione della Slovenia. “Anche questa è una norma di grande rilievo per il comparto radiotelevisivo, l’Italia ora non perda il passo”, conclude Siddi.

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