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“Bird Cage A temporary shelter” la mostra di Zhang Enli alla Galleria Borghese

da | 10 Apr 2019 | Arte e Cultura, Mostre ed Eventi

La Galleria Borghese che racchiude collezioni di scultura antica e di arte rinascimentale, barocca sino al Neoclassicismo, situata all’interno di un parco realizzato in contemporanea con l’edificio in modo che fosse un tutt’uno, è un luogo incantato e unico, grazie al suo fondatore il cardinale Scipione Borghese, nipote del papa Paolo V. E tale è rimasta, quasi un’eccezione, anche nei confronti di altre residenze storiche di pregio, come fa giustamente notare Anna Coliva che la dirige dal 2006. Una fedeltà alle proprie origini, che non si traduce però in immobilità. Ed ecco allora le aperture al moderno, con maggiore o minore fortuna, da quando nel 2007 è partito il progetto Committenze Contemporanee che ha presentato lavori realizzati specificamente per il luogo di artisti contemporanei come Giulio Paolini, Georg Baselitz, Hans Op de Beck, Candida Höfer, Matt Collishaw, Vedovamazzei. Gli artisti, chiamati a lavorare per la Borghese, sono costretti a misurarsi con la complessità di un ambiente ricchissimo di stimoli e suggestioni. Un’operazione volta non al dialogo e al confronto fra antico e moderno, come talvolta si dice, ma che si serve piuttosto “dell’arte contemporanea per capire e conoscere meglio la propria identità nel presente”, dice Coliva che precisa: “Attraverso l’arte contemporanea la Galleria Borghese conosce se stessa e comprende il proprio tempo”. Una relazione fra antico e moderno libera e feconda, al margine di confronti e competizioni, “un autentico atto di creazione”.

Ed ecco allora “Bird Cage A temporary shelter”, la mostra di Zhang Enli, la prima volta a Roma, aperta fino al 7 luglio 2019, curata da Geraldine Leardi e Davide Quadrio. In questa dimensione si muove l’intervento dell’artista cinese che ha esposto in tutto il mondo, da Shanghai a New York, Londra, Parigi, Milano, per il quale “dipingere è di per sé un’attività vitale, a prescindere dal soggetto rappresentato”. Dipinge con la stessa passione un oggetto comune come una persona, perché ogni dipinto non è solo una rappresentazione, ma anche un’espressione. Il suo stile è naturalmente influenzato dalle tecniche della pittura cinese tradizionale, ma sostenuto da griglie disegnate a matita. Un artista di tal fatta non poteva non rimanere incantato dal profluvio decorativo della Galleria in cui ogni centimetro è coperto di bellezza. in cui le pareti trasudano stucchi, marmi colorati, mosaici, statue e dipinti. Un insieme che all’occhio del pittore può risolversi in un flusso di colori astratti, osserva Geraldine Leardi che ha curato la rassegna con Davide Quadrio, storico dell’arte contemporanea della Cina e dell’Asia che ha seguito l’artista per oltre vent’anni. Portare un artista cinese nel “teatro” della Galleria Borghese è una responsabilità non di poco conto. Ma Zhang Enli, nato nel’65 che vive a Shangai, ha un curriculum di tipo occidentale e si è liberato da costrizioni stilistiche scolastiche trovando un proprio linguaggio. Quindi è il candidato ideale per questa avventura umana, precisa il curatore.

Il pittore entra in relazione con tutte le arti, conversa con le statue nel portico attraverso i globi scultura e con lo stesso edificio nella terrazza nord servendosi del cubo, una figura base della geometria solida,” un rifugio per spiriti inquieti”, e nei due totem dell’Uccelliera, aggiunge Leardi. Una serie di “Camouflage balls”, specie di “mappamondi” di diverse dimensioni, dipinti a motivi astratti a grana grossa, collocati ai due lati del portico d’ingresso stanno ad indicare la riflessione dell’artista cinese sulla Galleria Borghese come luogo di scultura. E fanno da “introibo”, da richiamo alle opere di maggiori dimensioni e impatto che ha realizzato appositamente per la Galleria. Due anni di preparazione, almeno tre sopralluoghi in loco per prendere contatto con un museo che non ha uguali al mondo e quattro mesi di lavoro effettivo, quindi l’installazione delle opere sul terrazzo del Giardino segreto di Tramontana e nell’Uccelliera seicentesca che lo chiude in fondo.

Non è il solito dialogo fra antico e moderno, quanto piuttosto una riflessione sulla relazione che esiste fra l’architettura e l’opera d’arte e in particolare sul rapporto fra la Galleria e il giardino di Tramontana. Uno dei tre giardini segreti comunali della Villa (con quello di Meridiana e il Parterre, un giardino storico all’italiana verso il Parco dei daini), “adottati” da tre anni dalla Borghese. Nella terrazza nord, di fronte alla facciata posteriore della Galleria è posizionata una struttura cubica nella quale si può entrare, sostare e pensare, una specie di servizio di pubblica utilità, un riparo, formato da tanti pannelli di uguale formato uniti insieme dallo scotch, e completamente coperto da strati di pittura sottile e trasparente, protetti da una sostanza impermeabilizzante da esterni. Scendendo nel giardino, allontanandosi un po’ appare come una macchia di colore, una formazione vegetale che impatta sulla facciata bianchissima dell’edificio.

Attraversando il giardino si raggiunge l’Uccelliera che ospita al suo interno due strutture che rammentano colonne, torri, totem, zigurat, minareti che si restringono man mano salendo fino a bucare il cielo, tramite un sistema di blocchi sempre più piccoli, dipinti a colori che rimandano alle decorazioni che coprivano con diverse tonalità le pareti. Marmi colorati, stucchi, affreschi con immagini di uccelli. Sono costruzioni oniriche che parlano lingue lontane, incomprensibili all’orecchio ma non ai sentimenti. L’artista che usa materiale povero, deperibile, tante scatole di cartone poste l’una sull’altra in modo sfalsato fino a raggiungere la sommità, trasferisce sulla loro superficie l’universo cromatico che lo anima. Se nel cubo esterno posto a diretto contatto con il giardino, gioca sul concetto di terzo paesaggio, il paesaggio dell’anima, una natura dipinta a ridosso della natura vera, nell’Uccelliera a guidare la sua opera è il viaggio attraverso la memoria mediato dalla luce che cade dall’alto della cupola e che si riverbera sulle architetture del padiglione.

Galleria Borghese, Piazzale Scipione Borghese, 5 – Roma. Orario: dal martedì alla domenica, dalle 9.oo alle 19.00, indispensabile prenotare allo 06 – 32810. Fino al 7 luglio 2019. Informazioni: tel. 06-8413979 e www.galleriaborghese.it

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