Foto: prof. Antonio Paolucci
Falsificavano la firma dellex direttore dei Musei Vaticani Antonio Paolucci (ma anche ex ministro per i Beni Culturali) per far passare per autentici 13 dipinti di grandi artisti del ‘900 del calibro di Mirò, Picasso, Kandiskij, van Gogh, Warhol e Bacon.
Le indagini, condotte dai militari del Reparto Operativo – Sezione Falsificazione ed Arte Contemporanea, sono partite dopo la denuncia di Paolucci, il quale segnalava la circolazione di alcune perizie e valutazioni di opere d’arte, recanti gli stemmi dello Stato della Città del Vaticano e la sua firma falsificata, con le quali avrebbe avallato l’autenticità e la stima economica di 13 quadri.
Complessivamente nellarco di tutta lindagine sono state poste sotto sequestro n. 62 opere contraffatte, occultate in varie sedi per eludere le ricerche degli investigatori, tra le quali i 13 capolavori corredati dalle autentiche falsificate del Direttore dei Musei Vaticani.
Una truffa che, se fosse andata a buon fine, avrebbe portato nelle casse della banda oltre 1 miliardo di euro. Sono undici le persone coinvolte a seguito delle chiusura indagini da parte dei Carabinieri ed indagati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei reati di commercializzazione, circolazione e ricettazione di opere d’arte falsificate, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, ricettazione, truffa, falsificazione di certificati di autenticità, falsità materiale commessa da privati, falsità in testamento olografo, contraffazione delle impronte di una pubblica autenticazione.
Le investigazioni hanno permesso di svelare che questa sofisticata operazione di contraffazione era opera di Lassociazione per delinquere, aveva base operativa a Roma e stava cercando di collocare sul mercato i 13 dipinti, custoditi in un caveau nel Principato di Monaco. La banda, aveva tentato di utilizzare le opere darte quale garanzia per lapertura di linee di credito presso istituti bancari esteri attraverso le quali effettuare operazioni finanziarie speculative. Loperazione avrebbe così garantito importanti entrate sotto il profilo economico, contenendo i rischi dovuti alla circolazione delle opere e della relativa falsa documentazione di accompagnamento.
I Carabinieri, partendo dall’analisi dei documenti e delle foto acquisite nel corso della prima fase dell’indagine, denominata ‘Montecarlo’, hanno constatato che si trattava di 13 opere, inedite, non catalogate e non sottoposte a vincoli del Ministero dei Beni Culturali, inserite in un atto di successione. Atto che, grazie agli accertamenti dei militari, si è rivelato falso nella parte relativa proprio alle opere d’arte; contestualmente l’expertise preliminare sulle fotografie delle opere faceva già ipotizzare la loro falsità, circostanza poi confermata dalla relazione del consulente tecnico esperto d’arte nominato dalla Procura.