È stato completato il restauro del Caravaggio perduto, scomparso ad Amsterdam nel 1617, che andrà allasta il prossimo 27 giugno a Tolosa. Lopera, la seconda versione di Giuditta e Oloferne, potrebbe valere 170 milioni di dollari se definitivamente attribuito a Caravaggio, ma rimangono ancora dubbi sulla sua autenticità.
Lopera, di 144 x 175 centimetri, racconta la fine di un passo biblico, precisamente dellAntico Testamento, lomicidio di Oloferne da parte di Giuditta; un omicidio commesso per salvare la sua città, Betulia, dallinvasione degli Assiri guidati appunto da Oloferne. «Gli schiavi ci hanno traditi! Una sola donna ebrea ha gettato la vergogna sulla casa del re Nabucodònosor! Oloferne eccolo a terra e la testa non è più sul suo busto (Giuditta 14, 18)».
Una storia raccontata come solo il Merisi sapeva fare: una scena teatrale con forte contrasto tra i colori, espressioni facciali piene di dolore e orrore. È stata effettivamente dipinta da Caravaggio? Eric Turquin, lesperto che ha seguito il restauro dellopera, ne è certo: «L’analisi a raggi x dimostra che originariamente Giuditta volgeva lo sguardo verso Oloferne, stava guardando ciò che aveva fatto», proprio come la prima versione attribuita al Caravaggio. È sicuro che nessun copista avrebbe alterato la direzione dello sguardo di Giuditta. «Se è una copia ha concluso Turquin – il copista è un genio».
Datate 1607, forse proprio lanno in cui è stato realizzato il dipinto, due lettere che confermano lautenticità da parte del Caravaggio; nelle due lettere, indirizzate al duca di Mantova Vincenzo I Gonzaga, è presente la descrizione della tela. Ma non è finita qui perché ci sono altri due documenti in cui la tela è rintracciabile: il testamento (1617) dellartista e mercante darte Louis Finson e linventario (1619) della tenuta di Abraham Vinck, socio di Finson.
Unaltra delle possibili ipotesi sulla tela riguardano lattribuzione di questa al già citato artista fiammingo Louis Finson, che fu tra le altre cose discepolo del Caravaggio e aveva la proprietà di alcune opere del Merisi. Inoltre, nel 1607 il fiammingo ha realizzato anche lui Giuditta e Oloferne, ora conservata a Napoli presso Palazzo Zevallos.
Era il 2014 quando a Tolosa è stato ritrovato il dipinto dentro lintercapedine di una casa, grazie ai lavori che stavano svolgendo per una perdita dacqua. Due anni dopo è stato presentato al mondo: il 12 aprile 2016.