Foto:1) Athena da SantOmobono; 2) Scudo di bronzo tomba 94; 3) Anfora dimpasto bruno; 4) AC 12079b. Necropoli dellEsquilino, Gruppo 125, Kotyle protocorinzia con decorazione a rosette a punti e scacchiera, 680-650 a.C. (Protocorinzio Medio)
Forse il caso, una fortunata coincidenza o qualche cosa daltro, certo è che in questo periodo per gli appassionati della storia e della leggenda di Roma due sono gli appuntamenti da non perdere. Da un lato la mostra La Roma dei Re. Il racconto dellarcheologia aperta ai Musei Capitolini il 27 luglio scorso e prorogata fino al 5 maggio di questanno (avrebbe dovuto chiudere il 24 gennaio), e dallaltro il film Il primo re di Matteo Rovere uscito nelle sale il 31 gennaio costato 9 milioni di euro, protagonisti Alessandro Borghi e Alessio Lapice. Unaccoppiata inedita e stimolante. Se la rassegna dei Capitolini, promossa dalla Soprintendenza, curata da Isabella Damiani e Claudio Parisi Presicce, con lapporto del Mibac, dellUniversità La Sapienza, prende il via dai dati archeologici (800 i reperti in mostra, in gran parte inediti e provenienti dallAntiquarium Comunale), indaga la fase più antica della storia di Roma, illustrandone gli aspetti salienti e mettendo in luce i costumi, le ideologie, le capacità tecniche, i contatti con altri ambiti culturali, le trasformazioni sociali e culturali della comunità che, secondo le fonti storiche, era governata dai re, il film affronta il mito di fondazione, spurgato degli elementi accessori, uno dei temi più intriganti a cui il cinema ha dedicato ben poca attenzione avendo puntato invece sul peplum alla Ben-Hur. Si tratta di una complessa stratificazione di storie, leggende e presunti avvenimenti di cui non parla la storia. Il film lascia da parte la dinastia dei fratelli Amulio e Numitore, di ReaSilvia sepolta viva e la mitica nascita dei gemelli Romolo e Remo, abbandonati nel Tevere in una cesta che si arena ai piedi del Palatino sotto un albero di fico, allattati da una lupa nella grotta del Lupercale. E la leggenda del porcaro Faustolo, della moglie Acca Larenzia e così via. Piuttosto racconta la fondazione dellimpero partendo dal mito come se fosse vero. Un film davventura che si cala nel Lazio dellVIII sec. a. C., dai toni forti, con scene raccapriccianti, con combattimenti veritieri in cui i perdenti sono spogliati di tutto, girato in un latino arcaico (con la consulenza di un gruppo di semiologi dellUniversità La Sapienza di Roma) e sottotitoli in italiano. Un film epico con riferimenti a Caino e Abele e un profondo senso del sacro. Il regista dichiara di essere partito dalle narrazioni degli storici classici, Tito Livio e Plutarco in primis e dal mito di Romolo e Remo, due persone che devono proteggersi lun laltro in un mondo duro e pericolosissimo, che la natura e il sangue legano in maniera indissolubile nellavventura di Alba Longa, luccisione di Amulio, lesodo verso una terra dove nasce una nuova società edificata sullinclusione di tutti. Una società che trasforma tribù bellicose in una comunità retta da norme sociali, politiche e religiose. La fondazione di Roma il 21 aprile del 753 a. C. sul guado del Tevere dove i gemelli erano stati allevati dalla lupa, poco più a valle dellIsola Tiberina ai piedi dellAventino. E in un giorno particolare, un capodanno pastorale, la festa dei Parilia (da parere partorire), volta a propiziare il parto delle capre. Quando gli uomini si purificano saltando su due fuochi.
Il film si discosta dalla tradizione leggendaria, non menziona mai i personaggi di contorno, ma cerca di rimanere fedele allarcheologia, al contesto, ai compagni davventura e ai cavalieri che combattono sotto le insegne di Alba Longa, a cui facevano capo i popoli latini che abitavano i colli del Lazio, con unattenzione particolare allambiente incontaminato in cui lazione si svolge, un luogo reale e immaginario, le aree naturalistiche del Lazio, Farfa e Manziana in specie. Una natura ostile, piena di pericoli, a cominciare dalla prima scena in cui i nostri eroi combattono con tutte le loro forze contro il fiume Tevere in piena che rischia di travolgerli. Prima dellinizio del film una frase di William Somerset Maugham a sugello Un Dio che può essere compreso non è un Dio. Le origini mitiche formulate in un mondo di pastori e contadini nel VI secolo a. C. verranno nobilitate con larrivo degli eroi troiani, di Enea e di Ascanio (Iulo) antenato della gens Julia e quindi di Cesare e Augusto e cantate nei poemi virgiliani.
Di questa comunità nuova La Roma dei Re, retta da norme sociali, politiche e religiose tratta in modo scientifico la mostra dei Capitolini, prendendo le mosse dalla fase più antica della storia della città, con un percorso a ritroso, ne Il racconto dellarcheologia. Al centro della rassegna è la ricerca archeologica, si parte dal VI sec. a. C. e si arriva al X sec. a. C attraverso diverse sezioni. Dai santuari e i palazzi della Roma regia con reperti provenienti dallarea sacra di SantOmobono nel Foro Boario, nodo del commercio e del traffico fluviale, scoperta negli anni Trenta del Novecento e scavata a più riprese anche recentemente dallUniversità di Calabria e del Michigan che hanno messo in luce una lunga sequenza di strati archeologici, ai riti sepolcrali a Roma fra il 1000 e il 500 a. C. con corredi che provengono dalle aree successivamente occupate dai Fori di Cesare e di Augusto e dal Foro Romano. La prima in mostra a colpire è la proposta di ricostruzione dellapparato decorativo del frontone del tempio di SantOmobono con i gruppi scultorei di Eracle e Atena e di Dioniso e Arianna che rimanda allambito greco e magno-greco.
I santuari e i palazzi della Roma erano localizzati nella zona compresa fra Foro Romano, pendici del Palatino, Campidoglio e aree circostanti, distrutti e sepolti da nuove costruzioni, a sei – dieci metri sotto il piano attuale. E per questo che il percorso espositivo che si conclude nellarea del Tempio di Giove presenta contesti oggetto di studi recenti e quelli solitamente non esposti. Come i pozzi della Velia, il deposito votivo di Santa Maria della Vittoria, le nuove scoperte poco note al grande pubblico quali il Santuario delle Curiae Veteres e il Santuario Veliense o quelle di altissimo valore storico dellarea del Comizio e il Lapis Niger.
La mostra è la prima di una serie dedicata, come dice il sottotitolo, al racconto dellarcheologia – precisa Claudio Parisi Presicce in cui si espongono per la prima volta materiali mai visti frutto di un lungo lavoro di ricomposizione e restauro insieme ad altri scoperti di recente in due aree fondamentali della città, larea sacra con abitazioni ai piedi del Palatino e i nuovi scavi presso il santuario di SantOmobono nel Foro Boario presso lantico approdo sul Tevere. Una delle sezioni più interessanti in quanto viene presentata una nuova letture delle lastre dellarea sacra di SantOmobono. Molto interessanti i resti conservati nelle abitazioni che documentano il rapporto con la divinità e la maniera di organizzare la vita allinterno della propria residenza.
A metà del percorso un plastico illustra il modo in cui in città nel periodo finale dellepoca regia occupavano il territorio, a seguire gli scambi, i commerci fra età del bronzo e età orientalizzante con oggetti rinvenuti in gran parte sullEsquilino, che era uno dei complessi più significativi della Roma arcaica. Notevoli le relazioni con la Grecia testimoniate da materiali preziosi rinvenuti soprattutto nelle necropoli dellEtruria, espressione del gusto dellepoca. Non mancano le sezioni dedicate al ruolo degli uomini e delle donne e agli oggetti di prestigio e di lusso. Fra i corredi di maggior prestigio in mostra, ricorda la curatrice Isabella Damiani, la sepoltura di un capo di. cui è stato ricostruito lo scudo. Viene proposta anche la ricostruzione di un carro e dellelmo. Si tratta di un aristocratico di alto rango dellVIII sec. a. C.
Chiude la rassegna una sezione didattica in cui i visitatori possono toccare e prendere in mano gli oggetti esposti copie esatte di reperti autentici in ceramica e in bronzo.
Musei Capitolini, Palazzo Caffarelli e Area del Tempio di Giove di Palazzo dei Conservatori. Piazza del Campidoglio 1 Roma. Orario: tutti i giorni 9.30 19.30, prorogata al 5 maggio 2019. Informazioni: tel. 060608 e ww.museicapitolini.org