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Giulio Romano a Mantova. “Con nuova e stravagante maniera”.

da | 11 Feb 2019 | Arte e Cultura, Mostre ed Eventi

Foto: 1)Giulio Romano e bottega, Nascita di Apollo e Diana, Windsor Castle, The Royal Collection; 2) Giulio Romano e bottega, Diomede combatte Fegeo e Ideo, Mantova, Palazzo Ducale, Sala di Troia; 3) Giulio Romano, Diomede combatte Fegeo e Ideo, Parigi, Musée du Louvre; 4) Complesso Museale Palazzo Ducale – Sala di Troia; © Ministero per i Beni e le Attività culturali, Complesso Museale Palazzo Ducale di Mantova

Si terrà dal 6 ottobre ’19 al 6 gennaio 2020 la mostra “Con nuova e stravagante maniera. Giulio Romano a Mantova” con cui la città dei Gonzaga celebra il più brillante e famoso allievo di Raffaello, Giulio Romano, pseudonimo di Giulio Pippi de’ Jannuzzi (Roma, 1492 o 1499 – Mantova, 1546). Una “chance” per la città che vuole andare oltre la tradizionale concezione di mostra temporanea per riunire tutte le forze produttive locali intorno a Palazzo Ducale e rafforzare l’immagine di Mantova come città d’arte in Europa e nel mondo. Un omaggio al versatile maestro del manierismo da parte della città in cui ha lasciato tante testimonianze del suo genio in chiese e palazzi. Dal nuovo palazzo suburbano amatissimo da Federico, Palazzo Te, alla “Rustica”, e dinanzi a uno sperone del castello di S. Giorgio, alla palazzina detta la Paleologa (oggi scomparsa) destinata ad accogliere la futura moglie del principe, Margherita Paleologa del Monferrato.

Una mostra curata da un comitato scientifico di prim’ordine ( Peter Assmann, Laura Angelucci, Paolo Bertelli, Renato Berzaghi, Paolo Carpeggiani, Sylvia Ferino, Augusto morari, Roberta Serra), nata dalla collaborazione fra il Complesso Museale del Palazzo Ducale della città e il Museo del Louvre cui si deve il prestito, eccezionale, di 72 disegni di mano dell’artista e della sua bottega, dei 300 del fondo francese, oggi il più importante che si conosca dell’artista. Poco più della metà delle opere proviene dalla raccolta del banchiere di origine tedesca Everhard Jabach da cui vennero acquistate nel 1671 per le collezioni reali di Luigi XIV, precisa Xavier Salmon direttore del Dipartimento Arti Grafiche del Louvre, nella conferenza stampa presentata al Mibac dal direttore del Complesso Museale del Palazzo Ducale l’austriaco Peter Assmann (uno dei venti super direttori della riforma Franceschini che da tre anni lavora a Mantova, una città di 46mila abitanti che ogni anno richiama 300 mila visitati nel Palazzo), da Tiziana Coccoluto, capo di gabinetto del Ministro dei Beni Culturali Alberto Bonisoli e da Carlo Togliani delegato del Prorettore del Polo territoriale di Mantova del Politecnico di Milano. Accanto alle opere del Louvre, oltre a dipinti, stampe e maioliche, si potrà ammirare anche una ricca selezione di una quarantina di disegni provenienti dalle più importanti collezioni dei musei italiani e stranieri fra cui si segnalano l’Albertina di Vienna, il Victoria & Albert Museum di Londra, la Royal Collection a Windsor Castel. Saranno utilizzate le più recenti tipologie digitali per ricreare attraverso le ricostruzioni in 3D oggetti e ambienti che riportano a Giulio Romano. Un taglio, quindi, molto moderno ma avendo sempre come filo conduttore i disegni che potranno essere messi a confronto con le opere finite del maestro e dei suoi allievi, presenti in Palazzo Ducale, da Fermo Ghisoni a Rinaldo Mantovano, a Giovan Battista Bertani che gli succederà nella direzione dei lavori al momento della sua scomparsa nel 1546 .

Una mostra ambiziosa e impegnativa che intende illustrare la figura di Giulio Romano nella sua complessità, pittore, architetto, designer, artista poliedrico e geniale che si dedica anche agli arazzi, all’oreficeria, agli stucchi, alle incisioni, che ha lasciato a Mantova testimonianze straordinarie del suo talento multiforme. La mostra mette in luce in particolare l’aspetto innovativo della sua creatività e il suo modo di fare arte nella città gonzaghesca “con nuova e stravagante maniera”, scrive Giorgio Vasari ne “Le vite”. E maestro eccelso nel disegno che pratica fin dagli anni di formazione nella bottega di Raffaello, da cui trae insegnamenti fondamentali sia riguardo allo stile che al modo di lavorare. “Egli fu di maniera amato da Raffaello, che se gli fusse stato figlio non più l’avrebbe potuto amare”, è ancora Vasari a dirlo. Tanto che il divino maestro lo ritrae insieme a Marcantonio Raimondi nella Stanza di Eliodoro in Vaticano. E dopo la prematura scomparso di Raffaello nel 1520 è chiamato a succedergli per completare le opere iniziate.

L’esposizione è ospitata nel Palazzo Ducale, definito “città-palazzo” per la sua articolata configurazione, più grande della città di Sabbioneta, ricorda il direttore Assmann. Un palinsesto architettonico che si sviluppa per 35mila metri quadrati con quasi mille ambienti e custodisce capolavori ineguagliabili come il ciclo di affreschi tardo gotici di Pisanello, la Camera Picta di Andrea Mantegna sublime sintesi del Rinascimento e i dipinti barocchi di Rubens.

La mostra è ordinata in tre sezioni che individuano i diversi aspetti dell’attività dell’artista di Giulio Romano. La prima “Il segno di Giulio” allestita al pian terreno del Castello di San Giorgio, indaga i momenti immediatamente precedenti l’arrivo a Mantova e il lavoro come disegnatore e progettista, le esperienze nei diversi cantieri in città, nel territorio e fuori dello Stato, analizzando la sua produzione grafica come progettista, pittore, architetto, urbanista, inventore di giardini. In mostra disegni di Palazzo Te e schizzi per interventi architettonici, per dipinti e per oggetti. Immagini di assoluta novità da tradurre, copiare, imitare.

La seconda sezione intitolata “Al modo di Giulio”, che occupa la Corte Nuova e l’Appartamento di Troia, suggerisce un dialogo diretto fra i disegni esposti e la decorazione della residenza dei Gonzaga, del cantiere, passando per le Sala dei cavalli in cui è esposto il disegno preparatorio per la decorazione del soffitto con la ”Caduta di Icaro”. Quindi si possono ammirare i rilievi eseguiti da Ippolito Andreasi detto l’Andreasino che ci hanno tramandato l’aspetto delle stanze progettate da Giulio, molto importanti per comprendere come erano le parti non sopravvissute. Si passa dal “Camerino dei Cesari” alla “Loggia dei Marmi” poi detta dei Mesi” in cui è possibile confrontare l’idea di Giulio Romano con ciò che rimane oggi.

La rassegna si chiude con “Alla maniera di Giulio” nell’appartamento della Rustica in cui vengono approfonditi il tema di Giulio Romano architetto per mezzo di disegni straordinari tra cui spicca “La copia da Giulio Romano” di Andrea Palladio del Royal Institute of British Architects di Londra e quello della sua eredità, di allievi e discepoli come Ghisoni, Bertani, Costa e altri. In questa sezione vengono presentate anche le case dell’artista, in particolare quella di Mantova in via Carlo Poma al n°18, mentre nella Sala dei Frutti si possono osservare delle pale d’altare di artisti della cerchia di Giulio Romano e confrontarle con i disegni originali del maestro.

La mostra è accompagnata da un accurato catalogo Skira e da una serie di iniziative culturali nel territorio. Si segnalano in particolare i progetti architettonici del Politecnico di Milano, Polo di Mantova, in occasione di Mantova Architettura (da maggio a ottobre), momenti dedicati all’arte rinascimentale e ai capolavori di Giulio Romano a Mantova durante il Festival Letteratura a settembre ’19, e a Palazzo Te per tutto il periodo (dal 6 ottobre ’19 al 6 gennaio ’20) “Giulio Romano. Arte e Desiderio nel Rinascimento”, una rassegna che indaga la relazione fra le immagini erotiche del mondo classico e le invenzioni figurative di carattere erotico della prima metà del Cinquecento attraverso disegni, dipinti, sculture, incisioni, maioliche, arazzi e i famosi affreschi di Giulio a Palazzo Te.

Palazzo Ducale di Mantova . Dal 6 ottobre 2019 al 6 gennaio 2020

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