Donata al MEIS una copia della “Bibbia di Mosheh da Castellazzo”

da | 25 Gen 2019 | Arte e Cultura, Mostre ed Eventi

Il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah (MEIS) ha recentemente acquisito, grazie alla donazione dell’ambasciatore Giulio Prigioni, una copia del manoscritto di età rinascimentale noto come la “Bibbia di Mosheh da Castellazzo”, un codice, realizzato probabilmente a Venezia negli anni Venti del Cinquecento, contenente un ciclo di illustrazioni bibliche che il pittore Mosheh da Castellazzo aveva intenzione di far stampare. Il manufatto andrà ad arricchire la mostra “Il Rinascimento parla ebraico”, curata da Giulio Busi e Silvana Greco e in programma al MEIS dalla metà di marzo

La Bibbia di Mosheh da Castellazzo è un documento “molto importante della cultura artistica ebraica nell’Italia del primo Cinquecento – spiega il Meis – con illustrazioni che ampliano il dettato biblico attraverso aggiunte tratte dai midrashim, ovvero dai commenti dei maestri ebraici agli scritti biblici”. Il manoscritto originale, ritrovato alla fine della Seconda guerra mondiale negli scantinati del comando della Gestapo di Varsavia e poi conservato presso l’Istituto di Storia ebraica della capitale polacca, fu inviato nel 1980 a uno studio fotografico per essere riprodotto. Ma non tornò più alla biblioteca e ad oggi risulta smarrito o rubato. La riproduzione donata al Museo, ritrovata dall’ambasciatore Prigioni in un piccolo paese svizzero con l’aiuto di Giulio Busi, è stata curata da Kurt e Ursula Schubert e pubblicata in pochissimi esemplari.

“Le donazioni che stanno arrivando al MEIS – ha detto la direttrice Simonetta Della Seta durante la cerimonia di acquisizione dell’opera – confermano il riconoscimento del ruolo del Museo in Italia, in Europa e nel mondo. La mostra sul Rinascimento, intorno alla quale c’è molta attesa, tratterà un periodo aureo del dialogo tra cristianesimo ed ebraismo nel Paese. Un fenomeno sul quale desideriamo mettere un particolare accento, avendo il MEIS la missione di far comprendere come la lunga vicenda degli ebrei d’Italia possa servire da parabola, da esempio di dialogo tra culture. Siamo convinti che questa ambizione sia assolutamente attuale”.