Palazzo dei Diamanti: per l’Ordine degli Architetti “L’unico vero sconfitto è lo strumento del concorso”

da | 22 Gen 2019 | Arte e Cultura

Alla fine il progetto di riqualificazione e ampliamento di Palazzo dei Diamanti a Ferrara non si farà. Il Mibac, tramite il direttore generale archeologia, belle arti e paesaggio, Gino Famiglietti, ha rilevato che “il progetto di edificazione di un padiglione nello spazio retrostante il monumento costituirebbe una oggettiva modificazione, in termini deteriori, del reciproco rapporto visuale fra Palazzo e spazio verde di pertinenza nonché della relazione tipologica fra questi due contesti, entrambi oggetto di tutela”, e che “l’edificazione di detto padiglione non può essere considerata un intervento a carattere di reversibilità, dal momento che l’edificio, progettato per essere sede permanente di mostre di arte contemporanea, sarebbe da realizzarsi con adeguate fondazioni e struttura in cemento armato e lo stesso concetto di ‘architettura reversibile’ appare una contraddizione in termini in ragione dell’utilizzazione stabile cui il nuovo volume è destinato”. E’ stato quindi disposto che la Soprintendenza, “esprima parere negativo, con richiesta di revisione, per la parte del progetto presentato che inerisca alla realizzazione dei nuovi volumi”, che sono ritenuti “non compatibili con le esigenze di tutela del complesso. Riguardo alle possibili soluzioni alternative il Ministero indica come plausibili sia la costruzione di un collegamento sotterraneo per consentire il passaggio da una parte all’altra del complesso oppure la restaurazione e riutilizzazione di edifici di proprietà comunale posti nel Quadrivio e quindi utilizzabili come sede distaccata di Palazzo dei Diamanti come ad esempio Palazzo Prosperi Sacrati o la Caserma Bevilacqua attualmente sede del quartiere logistico della Polizia di Stato.

Contro il provvedimento si è sollevato l’ordine degli Architetti di Roma che, a difesa dei suoi iscritti e dell’intera categoria, “ha deciso di prendere posizione rispetto alla risoluzione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali che di fatto blocca il progetto, scavalcando la Soprintendenza e bypassando le regole”. Secondo gli architetti, “senza voler entrare nel merito della vicenda locale, non è ammissibile infatti che i vincitori di procedure trasparenti, dopo aver impegnato tempo e risorse nell’elaborazione dei progetti, si vedano privati dalla possibilità di esercitare. Del resto non è la prima volta che gli architetti sono protagonisti di simili spiacevoli vicende”.

Conclude l’Ordine: “l’unico vero sconfitto è lo strumento del concorso, strumento fondamentale e unica possibilità per rimetterci al pari con gli altri Paesi europei”.