Ci siamo di nuovo. con larrivo del nuovo ministro, arriva lennesima riorganizzazione del ministero. Si riuscirà prima o poi ad individuare lorganizzazione così giusta da superare indenne, senza stravolgimenti, i cambiamenti di ministro in ministro?
Certo ogni ministro ha il potere di cambiare lorganizzazione del suo ministero come ritiene che più funzionale ed efficente debba essere. Ma è sempre così? A volte qualche dubbio sorge spontaneo. Prima della riforma Frattini della P.A. con il cambio di ministro, i cosidetti vertici apicali (i direttori ed il segretario generale) rimettevano lincarico in attesa di un eventuale riconferma. Poi, questo obbligo è rimasto solo per il segretario generale. E allora? Basta fare una riorganizzazione degli uffici, cambiando un po di competenze e qualche denominazione degli uffici, che si ottiene la liberazione di alcune posizioni e la nomina di nuovi incaricati. Ma forse tutto ciò è probabilmente fantamministrazione.
Ad ogni modo, proprio ieri il ministro Bonisoli ha tenuto una conferenza stampa, nella sede romana della stampa estera, durante la quale, ha annunciato (pure lui) lennesima riorganizzazione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali (come si chiamava tre riforme/riorganizzazioni orsono), ma senza più la T di turismo (voluta invece dal ministro Franceschini) mentre ora la T con tutte le competenze, lha presa il ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e pure del turismo guidato da Gian Marco Centinaio.
A questo proposito, è di ieri la notizia che il Consiglio di Stato, nelladunanza del 20 dicembre 2018, ha dato parere negativo alla riorganizzazione del ministero, nella parte in cui assume le competenze in materia di turismo, parere non vincolante, ma certamente difficile da ignorare ove si consideri le ampie motivazioni che in sintesi parlano di una sorta di copia/incolla, senza una logica strategica dinsieme e quindi speciale per il settore turismo, la cui competenza primaria peraltro, attiene alla competenza regionale. Siamo quindi in presenza dellannuncio di una ennesima ipotesi di riorganizzazione (lottava in pochi lustri).
“Abbiamo costituito un piccolo gruppo di persone per valutare come sta funzionando il ministero, prendendo in esame il ruolo delle Soprintendenze e quante ce ne sono. Prenderemo delle decisioni che espliciteremo tra qualche settimana, perche’ credo che una riforma efficace vada discussa con chi dovra’ viverla all’interno della riorganizzazione. È questa la ragione per cui, a parte i segretari regionali, ho gia’ incontrato tutti” ha annunciato il ministro Bonisoli che ha aggiunto: “Abbiamo gia’ un elenco di cose che non funzionano, stiamo trovando una sintesi. La riorganizzazione e’ a capo del Segretario generale e stiamo iniziando a lavorare su input che vengono dall’interno. Questo non vuol dire che non si avra’ un riscontro esterno, ma vorrei individuare criticita’ e soluzioni piuttosto che un modello calato dall’alto. Poi lannuncio, questo positivo, ma non è una novità, dellassunzione di 1000 persone a regime che per effetto della finanziaria, potranno anche triplicarsi.
Il commento delle opposizioni non si è fatto attendere; Anna Ascani, capogruppo del Pd nella commissione Cultura della Camera, ha replicato: “E’ surreale che dopo una manovra di bilancio che contiene tagli significativi per molti settori della Cultura, dai musei agli archivi, alle biblioteche, al cinema e alle librerie, il ministro si presenti davanti ai giornalisti delle testate internazionali per annunciare incrementi di spesa e risorse aggiuntive che, conti alla mano, purtroppo proprio non ci sono”. “Per non parlare poi dell’imbarazzo – aggiunge – dell’annuncio di misure gia’ esistenti come quella della limitazione dei flussi negli istituti culturali. Giusto e necessario gestire il numero dei visitatori nei grandi monumenti ma al ministro ricordiamo che Pompei (max 15.000), gli Uffizi (numero chiuso), il Pantheon (max 800) e il Colosseo (max 3.000) hanno gia’ un numero massimo di presenze simultanee. E questi numeri li trova facilmente sul sito del Mibac.
Eppure qualche gruppo di inguaribili sostenitori della buona amministrazione, ancora resiste e prova a dare qualche indicazione o riflessione.
Lunedì scorso, in occasione della inaugurazione dellanno accademico 2018/2019, della Scuola di Specializzazione in beni architettonici e del paesaggio, della Università La Sapienza, è stato presentato il volume Il Patrimonio culturale in Italia, sua organizzazione e valorizzazione (collana i Nuovi Strumenti, editore lErma di Bretschneider). Il volume curato da Pietro Graziani, già direttore generale del ministero e docente di Legislazione di tutela presso la stessa Scuola di Specializzazione, ha delineato il complesso sistema della riforma Franceschini (lex ministro) descrivendone i contenuti in dettaglio e offrendo utili riflessioni, tra queste, va certamente ricordata, la DICHIARAZIONE LXXIII degli Atti e Documenti, della Commissione di indagine per la tutela del patrimonio storico, archeologico, artistico e del paesaggio, redatti sulla base della Legge 26 aprile 1964, n. 310,, per gli addetti ai lavori la Commissione è anche nota come Commissione Franceschini, dal nome del Consigliere di Stato che la presiedeva e che si avvaleva di due straordinari coordinatori, di un grande giurista, padre del diritto amministrativo, Massimo Severo Giannini e di un grande archeologo, Massimo Pallottino. Si legge nel volume, la dichiarazione della Commissione dindagine:Particolari disposizioni dovranno essere adottate per lorganizzazione e per il funzionamento dei Musei in considerazione della loro importanza primaria sia per la conservazione e lo studio, sia per la vita culturale della Nazione, tali disposizioni saranno intese a garantire la massima efficienza operativa in ordine alla classificazione e illustrazione delle Raccolte. Alla direzione dei maggiori Musei, sarà da riconoscere, NELLAMBITO DELLE SOPRINTENDENZE, la qualità di Uffici autonomi, Le Soprintendenze DICHIARAZIONE LXX- possono avere Uffici che ne costituiscono articolazioni funzionali quali Direzioni di grandi Musei.