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Parco Archeologico del Colosseo, 7 milioni per il “Piano antintrusione e sicurezza”

da | 17 Dic 2018 | Arte e Cultura, Conservazione e Tutela

L’aveva anticipato a settembre presentando i programmi ’18-’19 e il nuovo logo del Parco Archeologico del Colosseo la direttrice Alfonsina Russo: sette milioni di euro per garantire ai visitatori maggiore sicurezza e confort e la riapertura di aree archeologiche attualmente chiuse. E ora a fine anno ecco la conferma. E come allora è la Curia, uno spazio spettacolare ed emozionante, tornato alla sua antica destinazione, luogo d’incontro e dibattiti, ad ospitare la conferenza stampa per l’annuncio ufficiale, presenti le massime autorità, dal ministro dei beni culturali Alberto Bonisoli al Prefetto di Roma Paola Basilone, al Generale Fabrizio Parulli comandante dei Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale, al Segretario Generale del Mibac Giovanni Panebianco. Dunque dalle parole ai fatti.

Il Parco del Colosseo, 47 ettari di superficie che comprende Colosseo, Foro Romano, Palatino e Domus Aurea, 7 milioni di visitatori all’anno con una presenza media giornaliera di 25 mila persone, è un luogo dai molteplici significati. Assomma infatti al valore monumentale e storico quello ideale e fantastico. E ufficialmente dal 2016 è un “obiettivo sensibile”, come si dice oggi in tempi calamitosi, a rischio attentati terroristici, oggetto di particolare attenzione da parte del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica. “Un magnifico progetto di tutela” lo definisce il prefetto Basilone, che parla di collaborazione istituzionale, assicurando la massima attenzione alla sicurezza, come sempre in vista anche delle prossime feste. E una volta completato il piano di protezione del Parco potrà essere collegato, dice il prefetto, al sistema di videosorveglianza della capitale, una rete di settemila impianti interconnessi, in via di realizzazione. Sottolinea l’approccio moderno del problema sicurezza e il riferimento ai sottosistemi il ministro Bonisoli ricordando che ciò che accade a Roma assume sempre una valenza nazionale. E propone una maggiore presenza delle forze pubbliche all’interno del Parco e nelle vicinanze, se non sempre almeno in certi periodi dell’anno.

Ma quando si parla di Colosseo non ci si riferisce solo al monumento, ma anche a tutto quello che lo circondo, al disordine, all’abbandono della piazza invasa da venditori di cianfrusaglie, ladri e imbonitori di taumaturgici biglietti salta fila. Un problema annoso, che chiama in causa l’amministrazione comunale, gli organi di controllo, i diversi servizi, di cui si è discusso mille volte senza ottenere alcun risultato. Ma da quello che ha annunciato il vice sindaco Luca Bergamo qualcosa sembra che si stia muovendo. Si parla di risistemazione della piazza e dell’area esterna, compresi gli accessi alla stazione Colosseo della Metro B e dei Fori Imperiali – Colosseo della C in via di realizzazione. E propone, in collaborazione con il Parco, una segnaletica chiara e multilingue che oltre agli idiomi europei tenga conto del turismo cinese, cartelli sul cantiere della Metro che indirizzino i turisti anche verso il centro informativo dei Fori Imperiali che esiste (dove l’acqua si vende “ a prezzi civili”), il”restyling” della stazione della Metro con informazioni che riguardano i servizi e la risistemazione dello spazio della fermata del Colosseo, nonché la limitazione dei commerci per alleggerire la pressione umana sulla piazza.

Il progetto che mira alla incolumità delle persone e alla salvaguardia del patrimo culturale nasce dalla collaborazione con i Carabinieri della tutela e si connota come un piano strategico antintrusione rivolto a proteggere sia il pubblico in visita che il patrimonio. Naturalmente con tutta una serie di contatti e supporti con la Questura, la Guardia di Finanza, il Comune. Da aggiungere l’Università Roma Tre per lo studio dei flussi dei visitatori e i report del concessionario Electa. Perché sia possibile una vigilanza da remoto oltre che quella consueta affidata al personale, utilizzando oltre le telecamere che già ci sono altre intelligenti di nuova generazione, ottiche e termiche e apprestamenti con infrarossi.

Dopo una serie di sopralluoghi, tenendo conto anche dell’esperienza e delle osservazioni di chi ci lavora , è stato messo a punto il progetto vero e proprio sottoposto al Segretario Generale Mibac e al Prefetto. E’ stato suddiviso in sei sotto aree, che hanno caratteristiche e criticità specifiche, area archeologica del Foro Romano, del Palatino, Colosseo, Museo Palatino, Domus Aurea, Edificio di Santa Maria Nova (sede istituzionale del Parco e del Nuovo Museo del Foro Romano). A illustrarle l’architetto Cristina Collettini, responsabile del progetto che ha fatto tesoro di competenze diverse e dei suggerimenti del personale di vigilanza.

Il sistema esistente già prevede barriere antintrusione e impianti di videosorveglianza tradizionali che presentano punti di debolezza pur avendo una funzione deterrente. Anzitutto si prevede di aumentare il livello di sicurezza dei varchi di accesso, del perimetro dell’area archeologica e degli stessi monumenti mediante un sistema basato sulle nuove tecnologie che si aggiungeranno e man mano sostituiranno quelle attuali. Occorre impedire, dice, l’ingresso delle persone non autorizzate e l’introduzione di oggetti pericolosi. “Abbiamo trovato molti coltelli”, precisa la Russo. Si propone di affiancare ai sistemi di allarme e di videosorveglianza attuali apparati di nuova generazione che trasmettono i segnali attraverso una dorsale in fibra ottica. Il sistema di trasmissione dati sarà suddiviso in aree di maggiore concentrazione, ciascuna delle quali dotata di server autonomo che trasmetterà poi i dati a un’unica centrale operativa. Ma attenti a non sovraccaricarla di informazioni e di immagini. Per il perimetro dell’area archeologica e della Domus Aurea i controlli verranno effettuati attraverso telecamere termiche e ottiche integrate da sensori di movimento che potranno registrare e trasmettere le immagini alla sala operativa. E verrà raddoppiato il numero delle telecamere fisse e mobili distribuite lungo l’intera area per avere una copertura totale dei percorsi di visita.

Più difficile il lavoro di video sorveglianza all’interno dell’Anfiteatro Flavio data la forma particolare e il tipo di costruzione. Su uno dei fornici sono stati installati dei prototipi, sistemi di dissuasione meccanica e allarmi vocali, che presentano vantaggi e svantaggi, da cui la proposta di avviare una ulteriore sperimentazione su uno o due fornici tramite l’installazione di una barriera a infrarossi che sia in grado di registrare un eccessivo avvicinamento al monumento e allarmi vocali e ultrasuoni.