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Aperto l’archivio storico della Maccarese, la maggiore azienda agricola italiana

da | 11 Dic 2018 | Arte e Cultura, Conservazione e Tutela

Centomila documenti, che vanno dalla fine degli anni Venti agli anni Novanta de’900, mezzo chilometro di storia della maggiore azienda agricola italiana, sono stati ordinati, sanificati e messi a disposizione degli studiosi in alcuni spazi a pianterreno dello stoico Castello di San Giorgio di Maccarese, cuore e simbolo dell’azienda. Non un semplice archivio aziendale che racconta i dati dell’impresa, la produzione agraria e zootecnica, non solo registri, faldoni, appunti e carte di conti, ma una mole imponente di documenti che è strettamente connessa con la storia italiana del Novecento, storia di bonifiche, di migrazioni interne, di lotte sindacali, di conquiste di libertà. E in modo specifico la storia della comunità di Maccarese che da meno di cento abitanti a fine ottocento passa a quasi cinquemila alla fine degli anni Trenta del Novecento. Ed è forse questo l’aspetto più coinvolgente di questa storia di lavoro e progresso.

E nella sala più prestigiosa del Castello di San Giorgio vengono annunciati il recupero dell’archivio storico dell’Azienda Agricola Maccarese, intitolato a Carlo Benetton recentemente scomparso, e i lavori di restauro del Castello e dei locali che lo ospitano, alla presenza di Luciano Benetton, Silvio Salera amministratore delegato di Maccarese Spa, di Marco Tamaro direttore della Fondazione Benetton Studi Ricerche, del sindaco di Fiumicino Esterino Montino e di numerosi invitati. Un Castello dalla lunga storia. “Stradoni e gite da farsi mattina e giorno dentro e fuori dell’ampia tenuta di Maccarese e cose di piacere che in essa ne’ suoi tempi si godono. Stradoni nella tenuta suddetta”. Un grande pannello al culmine della scala elicoidale che conduce all’interno del Castello di San Giorgio indica tutto quello che si può fare nella tenuta. Dal cavalcare la prima volta i “polledri di razza nobile”, a “veder mungere le vacche e fare il butirro”, ma anche scorgere nella spiaggia del mare le barche da pesca e fare una “gita carrozzabile” a Torre in Pietra, Palidoro, Palo, alla Capanna delle bufale di S. Spirito. Vedute del palazzo, della tenuta, cartografie, stemmi dei Pallavicini e dei Rospigliosi raccontano la storia degli illustri ospiti del castello. Una storia che si perde nella leggenda, da cui il nome del santo che uccide il mostro che infesta l’area e si nasconde in una grotta “Malagrotta, e che annovera anche un papa Clemente IX Rospigliosi.

Un Castello fortificato, dalla facies settecentesca, che non si erge su un colle, ma su un leggero rilievo vicino al mare, circondato da un giardino all’italiana con una bella vasca circolare al centro. La campagna di restauri, diretta dall’architetto Pietro Reali, ha interessato il consolidamento delle murature portanti, i prospetti, la cappellina e in particolare gli spazi a pian terreno (circa 500 mq collegati col resto della struttura) destinati ad ospitare l’Archivio, sale di lettura, di consultazione, di deposito, toilettes, Locali già utilizzati per cucine, lavanderie, senza finestre, ideali per i documenti, in quanto a umidità costante. Scavando sotto il pavimento del Castello in coccio pesto, si trovava in un luogo asciutto in mezzo a un territorio paludoso, sono emersi dei reperti archeologici che si possono vedere attraverso un pavimento a vetri. L’ultima guerra è passata anche per il Castello di San Giorgio. Viene occupato dai tedeschi che vi hanno lasciato un messaggio e una data 5 gennaio 1944, naturalmente conservati.

Quando si parla di bonifiche, di riconquista del territorio alla palude si pensa subito all’Agro Pontino, rappresentato e cantato da pittori e poeti, dimenticando che prima c’è stata un’altra bonifica, quella dell’Agro Romano, che ha visto arrivare dal nord, Ravenna in particolare, migliaia di lavoratori che lì si sono fermati e hanno fatto radici. Un esempio di bonifica integrale e colonizzazione interna. L’Azienda Agricola Maccarese nasce nel 1925, subentrando alla famiglia Rospigliosi proprietaria della tenuta dal 1683. Sappiamo dai documenti che nei 5mila ettari della tenuta nella seconda metà dell’800 pascolavano 1500 bufali, 900 vaccine, 300 pecore, 200 cavalli e che le condizioni di vita dei lavoratori, falciati dalla malaria, erano drammatiche. Tanto che Garibaldi, appena eletto deputato al Parlamento nel 1875 propone la bonifica dell’Agro Romano, e la deviazione del Tevere per difendere Roma dalle inondazioni. Una proposta che non ha seguito, ma nel 1878 viene emanata dopo ampie discussioni la prima legge sulla bonifica dell’Agro Romano. I primi 600 braccianti ravennati incaricati della bonifica arrivano nel 1884 a Ostia e Maccarese, ma un centinaio viene falciato da malaria, polmonite e tetano. Stato e proprietà si palleggiano per decenni le spese per l’intervento e intanto nel 1920 trecento ettari dell’enorme proprietà vengono ceduti per la creazione di Fregene, mentre a metà degli anni Venti la proprietà passa alla Società Generale Italiana Bonifiche che dà vita alla Maccarese. E giungono nuovi braccianti da tutta Italia, in specie dal Veneto, ma anche da Lombardia, Marche, Abruzzo, e con essi anche i servizi, strade, scuola, acqua potabile, stazione sanitaria, chiesa, cinema, carabinieri. Una comunità che si raccoglie attorno al Castello. Nel marzo ’30 Mussolini visita la Maccarese che nel ‘33 passa all’IRI. A metà degli anni ’30 la Maccarese gestisce 13mila ettari ed accoglie alcune migliaia di lavoratori. Ma dopo un periodo di alterne vicende, dopo tentativi di ripresa e una serie negativa di bilanci in rosso, nel ’99 la Maccarese viene messa sul mercato e acquistata dal Gruppo Benetton che tuttora la gestisce. 3.200 ettari pianeggianti, primo posto in Italia per dimensione, di seminativi, foraggi e ortaggi. E un grande allevamento di vacche da latte.

Il progetto di recupero e valorizzazione dell’archivio, coordinato da Francesca Ghersetti, responsabile del centro documentazione della Fondazione Benetton, prende le mosse nel 2014 dalla collaborazione fra la Maccarese SpA e la Fondazione stessa, attivando rapporti con la Soprintendenza archivistica del Lazio, coinvolgendo dopo una serie di sopralluoghi e contatti Memoria srl che ha effettuato una prima generale analisi dei materiali e l’Università La Sapienza di Roma, nello specifico il DigiLab, centro di ricerca e servizi, al fine di digitalizzare una serie di documenti di maggiore interesse storico. L’archivio, una volta messo in sicurezza, viene gestito con un software di ultima generazione che oltre a consentire ricerche e la consultazione di documenti eventualmente offerti in formato digitale, è predisposto anche per un riutilizzo dinamico sul web con schede di persone, enti o eventi. Cinque anni di interventi degli esperti in materia per fare luce sulla storia di un’azienda che s’interseca con quella della società nel suo complesso e delle vicende salariali e contrattuali in ispecie. La presenza di lavoratori che vengono dal centro e dal nord Italia finisce con l’influire sull’identità dell’azienda. La Maccarese rappresenta così un caso a sé di sperimentazione di varie forme contrattuali del lavoro agricolo, dalla conduzione a partecipazione collettiva, alla mezzadria, al lavoro dipendente, tanto da diventare un forte riferimento nazionale anche le controversie sindacali. Nel 1961 la Maccarese per prima afferma la parità salariale fra uomo e donna.

Per informazioni: www.maccaresespa.com e tel. 06-6672336

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