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Le Stanze di Raffaello e il professor Frommel

da | 30 Nov 2018 | Arte e Cultura, Mostre ed Eventi

Una vita spesa per l’arte a Roma quella del professor Christoph Luitpold Frommel dove è arrivato dopo gli studi all’Università di Monaco come borsista (dal 1959 al 1967) e assistente scientifico della Biblioteca Hertiana, per approfondire i suoi studi ed è rimasto per sempre. E’ l’occasione per studiare in loco i monumenti romani e stringere contatti con studiosi italiani e stranieri. Anni fondamentali di studi sull’ sull’architettura della corte papale e sui palazzi romani del Rinascimento.

A 85 anni lo festeggiano gli amici, gli studenti, i frequentatori della Biblioteca Hertziana che ha diretto per vent’anni (dal 1981 al 2001) e le più importanti istituzioni. Dapprima all’Accademia di San Luca, di cui naturalmente è membro, poi ai Musei Vaticani. Il professore ascolta emozionato le memorie di una vita “come un’esperienza pirandelliana”. I riferimenti eruditi si alternano ai ricordi di Elisabetta la sua segretaria alla Hertziana . Appena trasferito a Roma ha imparato ad amarla e ha comprato una casa in via delle Coppelle. “Non torna in Germania ?” domanda. “In quale altro paese posso vivere se non a Roma?” questa la risposta del professore. Molte le testimonianze di amici e colleghi invitati nella sua casa di Trevignano sul Lago di Bracciano, con lui in gita in barca a vela, a visitare Anguillara, Civita Castellana, Campagnano, Tarquinia, e d’estate a Caracalla per l’opera.

Tedesco di Heidelberg, romano d’adozione, professore a Bonn per dodici anni, a Princeton, a Berkeley, docente per chiara fama di storia dell’arte nella facoltà di lettere dell’Università La Sapienza di Roma dal 2002 al 2005, il professor Frommel affianca agli studi l’organizzazione di grandi mostre dedicate a Raffaello architetto, a Giulio Romano, ai modelli lignei del Rinascimento, a Borromini, Vignola, Peruzzi. I suoi studi si estendono al corpus dei disegni di Antonio da Sangallo il Giovane, al repertorio dei disegni di Borromini. Fondamentale il suo apporto alle indagini sul Palazzo della Cancelleria che portarono alla scoperta della basilica paleocristiana di San Lorenzo in Damaso. E poi le ricerche sulla tomba di Giulio II della Rovere che hanno permesso di dare una nuova datazione al Mosè di Michelangelo.

Il valore del suo contributo scientifico alla storia dell’architettura e dell’arte del Rinascimento trova riscontro non solo in una bibliografia sterminata, ma anche nelle testimonianze, nei ricordi di studiosi e amici. E di studenti con i quali ha avuto un rapporto empatico e a cui ha trasmesso un metodo di studio. Storico e uomo di cultura europea, che scrive in tedesco e italiano e padroneggia la lingua inglese, ha messo a fuoco il Rinascimento italiano. Fondamentali i suoi studi sul Quattrocento, su Peruzzi, una rivelazione il suo studio sulla Farnesina, sui palazzi rinascimentali e le ville, Palazzo Venezia, Villa Medici, Villa Lante, Villa Madama, Villa Giulia e sul disegno. Parafrasando una celebre citazione di Svetonio riferita ad Augusto che aveva trovato una Roma in mattoni e l’aveva lasciata in marmo, si può dire che “Frommel ha trovato una storiografia frammentata e l’ha costruita”, afferma Antonio Forcellino. E prosegue “quanto alla Roma rinascimentale non l’ha solo studiata, ma l’ha cambiata”, riferendosi ai colori di Roma. I restauri delle facciate di alcuni palazzi sono stati possibili grazie ai suoi studi. Basti pensare al colore ocra che dominava ovunque. Il Quirinale ha cambiato faccia. Roma non gli deve solo libri, ma anche quarant’anni di trasformazioni.

“L’attrazione fatale per il professor Frommel sono sempre stati Michelangelo e Raffaello. “Raffaello mi ha condotto alla storia dell’arte, a Roma e alla Hertziana”, scrive in “Raffaello. Le Stanze” edito da Jaca Book, l’ultima sua fatica che racconta la storia della creazione del capolavoro e illustra gli ultimi anni di restauri “che hanno riportato gli affreschi a uno stato molto vicino all’originale”. E i Vaticani di Barbara Jatta gli fanno festa presentando il volume. “Fino all’inizio del XX secolo, gli affreschi di Raffaello in Vaticano erano una delle mete predilette dai visitatori di Roma – scrive nella prefazione Frommel – Nel frattempo, i favori del pubblico si sono rivolti soprattutto alla Cappella Sistina e questo mutamento del gusto è inseparabile da un generalizzato mutamento di paradigma della nostra epoca.” E spiega che “L’austera ‘Sibilla Delfica’ di Michelangelo è più vicina all’odierno ideale di bellezza di quanto non lo siano le Muse del ‘Parnaso’ o le ‘Virtù’ della Giustizia e l’appassionato di arte predilige in particolare le opere che non richiedono una profonda conoscenza della Bibbia e dei santi, dei miti o della Storia per nulla necessari per poter apprezzare ‘Davide’, “Adamo” o il ‘Mosè’ di Michelangelo che si concentra sui personaggi fondamentali degli albori del genere umano”-

Il saggio sulle Stanze, scritto in una prosa lucida e asciutta che va subito al punto (ma quando sospende l’analisi la sua prosa si colora di poesia), è corredato da magnifiche foto scattate dopo i restauri della Stanza della Segnatura, della Stanza di Eliodoro e della Stanza dell’Incendio di Borgo. La Sala di Costantino ancora in restauro, sarà pronta per le celebrazioni del 2020 a 500 anni dalla morte di Raffaello, assicura la Jatta. “Raffaello è una continua fonte di sapienza e bellezza, ma oggi siamo concentrati su Caravaggio”, precisa il professo Claudio Strinati. Ci si immagina di avere a che fare con un testo gigantesco per le Stanze, invece ecco la sorpresa, è qualcosa di singolare, “aereo“ nella scrittura. E da cultore di musica qual è Strinati paragona la storia di Raffaello e del padre Giovanni Santi a quella di Mozart e del padre che consegna al mondo un figlio che ha le sue doti ma non comparabile a lui. E l’indagine su Raffaelo delle Stanze al Flauto Magico di Mozaart . Tanto che il professor Frommel confessa di sentirsi un po’ Papageno.

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