“Purtroppo ancora gran parte del patrimonio artistico fiorentino e’ sostanzialmente a rischio, e se dovesse verificarsi un nuovo evento” come l’alluvione del 1966 “sarebbe nuovamente colpito, non nella stessa misura e nello stesso modo, ma abbastanza”. Lo ha affermato Cristina Acidini, una dei massimi esperti del settore, dal 1981 funzionario storico dell’arte del Ministero per i Beni Culturali poi primo dirigente; è stata Soprintendente Vicario presso la Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Firenze (Reggente nel 1995-96). Soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure e Laboratorio di restauro della Fortezza di Firenze. Soprintendente del Polo Museale Fiorentino fino al 2014. Loccasione è stata linaugurazione della sede del Centro di documentazione sulle alluvioni di Firenze, iniziativa promossa dall’Universita’. Dall’alluvione del 1966 secondo Acidini, “abbiamo appreso molto, ma non abbastanza. Abbiamo imparato certamente come recuperare dopo un simile assalto distruttivo opere d’arte che potevano sembrare irreparabilmente danneggiate, e che invece sono tornate a nuova vita grazie a tecnologie del restauro che si sono sempre piu’ raffinate nel corso degli anni, per cui anche dopo 40 anni e’ stato possibile ritrovare la bellezza e in un certo senso l’integrita’ di tavole dipinte e oggetti variamente danneggiati. Non abbiamo imparato abbastanza, forse, in tema di prevenzione”