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“Ennio Calabria Verso il tempo dell’essere Opere 1958-2018”

da | 26 Nov 2018 | Arte e Cultura, Mostre ed Eventi

L’ultima rassegna dedicata Ennio Calabria a Roma è stata la grande antologica che si tenne nel lontano 1987 a Castel Sant’Angelo. Un gradissimo pittore, nato a Tripoli nel ’37 dove il nonno materno si era trasferito, il padre era militare in Africa, che a tre anni è già a Roma dove inizia disegnando gli animali del Giardino Zoologico. La sua prima personale nel ’58 alla “Galleria La Feluca” che lo presenta come “il pittore deciso a romperla con i compromessi, con i doppi giochi astratto – figurativo”, un artista di cui avremmo sentito parlare. “Era la nuova promessa dell’arte italiana”, precisa in catalogo Ida Mitrano ricordando gli artisti e i critici presenti all’inaugurazione, da Antonio Del Guercio a Marcello Venturoli, da Renato Guttuso a Renzo Vespignani. Un percorso prosegue in altre mitiche gallerie romane come “L’Obelisco”, “Il Fante di Spade”, “La Nuova Pesa”, “Ca’ d’Oro” e in istituti, palazzi, centri culturali, musei di tutto il mondo. Con esposizioni alla Quadriennale di Roma, alla Biennale di Venezia, rassegne d’arte internazionali.

Ben venga dunque l’esposizione di Palazzo Cipolla (fino al 27 gennaio 2019) “Ennio Calabria Verso il tempo dell’essere 1958 – 2018” a sessant’anni esatti dalla sua prima personale e a trenta dalla sua ultima ampia antologica romana. Promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro, realizzata da Poema in collaborazione con l’Archivio Calabria e con il supporto tecnico di Civita Mostre, curata da Gabriele Simongini (catalogo bilingue Silvana Editoriale), la mostra appare come un importante risarcimento a un artista che per motivi ideologici è stato contrastato e isolato per anni e anni. Che lavora tuttora, tanto che cinque opere delle ottanta esposte sono state realizzate quest’anno, fra queste “Ombrello rotto ” che allude al venir meno di ogni forma di protezione e salvezza. Si tratta di grandi e grandissimi dipinti, dalla forza visionaria, una pittura non mimetica, che non è mai un mero atto estetico, ma uno strumento conoscitivo, un mezzo per capire meglio il mondo che ci circonda, che non può essere compreso solo attraverso la ragione, occorre l’intuizione. “La pittura – sostiene Calabria – è veramente l’espressione della realtà e della vita”.

Quella di Calabria è una pittura etica, una pittura di storia, di testimonianza, che si misura col nostro tempo, che vuole salvaguardare l’identità umana in rapporto all’avanzare delle nuove tecnologie. Si parla a questo proposito di un pittore filosofo e di una pittura che non è mai didascalica. Ma richiede impegno personale, riflessione. Questa dimensione esistenziale viene ribadita dall’allestimento che riporta nelle didascalie delle opere e in alto lungo le pareti delle sale espositive pensieri e confessioni dell’artista. “La pittura capisce prima di me”, scrive. E ancora “Non ho mai dipinto un paesaggio, un fiore, una natura morta, se non come brani di una composizione pittorica più ampia. Ho dipinto sempre la figura umana come prigione iconica che custodisce le più grandi imprevedibili libertà”.

La rassegna di Palazzo Cipolla presenta uno spaccato significativo della produzione di Calabria che abbraccia sessanta anni di una creatività figurativa visionaria che è forza del colore, potenza del gesto pittorico, messaggio esistenziale in un percorso a ritroso che ha come protagonista sempre la pittura intesa in tutte le sue accezioni, a partire dalle prime opere fino a giungere alle ultime. A dominare sono la forza immaginifica e la vitalità pittorica inesausta a cui si accompagna un grande impegno anche per le dimensioni non comuni delle opere. La mostra potrebbe iniziare da un dipinto molto significativo “Imponderabile nel circo”, che venne esposto alla prima personale del ’58, seguono i più famosi capolavori dell’artista. Da “La città che scende” del ’63, a “Funerali di Togliatti” del ’65, dipinto molto prima di quello di Guttuso e tanto diverso, di collezione privata, esposto molto raramente, “Pantheon” del ’78-’79, “Il traghetto per Palermo” dell’84, “La città dentro” dell’87, “Eretto antropomorfo” del 93. Vengono poi le opere più recenti realizzate dal 2000 come “Ombre del futuro” del 2008, “Il pensiero del corpo” del 2010, “Garrula morte” del ’12 e quelle degli ultimi mesi fra cui “Lo scoglio”del 2018 con quel telefonino che accompagna anche nella morte. Il pittore come tutti gli artisti si è misurato anche con il ritratto e l’autoritratto ottenendo risultati veramente notevoli. Si vedano i ritratti di Mao, di Stalin, di Calvino, Borges, Pantani, senza dimenticare i papi Giovanni Paolo II “Le linee del dolore” e Papa Benedetto XVI “La rivoluzione della fragilità”.

Il pittore ama l’ordine gigante, anche se non disdegna lavorare nel formato classico del quadro, è il caso dei dodici pastelli in mostra dominati dalla luce e dai colori del mare e del cielo. Calabria ha svolto anche un’intensa attività di illustratore di libri, ha disegnato copertine di cataloghi e realizzato testi illustrati come “Il Satyricon” di Petronio nel ’69. In mostra anche dodici bellissimi manifesti della novantina realizzati per il teatro, i sindacati, lo sport, le associazioni che testimoniano un altro versante del pittore-filosofo, non solo sociale, meno introspettivo e più aperto alla modernità e alla comunicazione che è fatta di segni e di messaggi immediatamente riconoscibili e comprensibili.

Quasi non crede ai propri occhi, ”questa cosa non me la sarei potuta nemmeno sognare”, è commosso Ennio Calabria alla presentazione a Palazzo Cipolla della grande retrospettiva che ripercorre i suoi sessant’anni di arte e di vita. “Questa è la mia unica e ultima possibilità comunicativa” afferma l’artista per anni dimenticato da galleristi e spazi museali. E ringrazia tutti, il curatore Gabriele Simongini, i collezionisti per aver conservato i quadri “un miracolo”, ma in particolare Emmanuele F. M. Emanuele presidente della Fondazione Terzo Pilastro, che l’ha fortemente voluta. E racconta il suo incontro con “l’ultimo mecenate”, un uomo potente che afferma il valore individuale un sé, avvenuto all’Accademia di Belle Arti e la successiva visita al suo studio. Una mostra che “copre una lacuna”, è un risarcimento a un artista che ha avuto il coraggio di manifestare le proprie idee al di là delle mode. E senza mezzi termini il prof Emanuele (che lascia la carica dopo 23 anni di presidenza con all’attivo 53 mostre, augurandosi che il suo percorso non venga abbandonato dal nuovo presidente Parasassi), parla di “distorsione del sistema” che penalizza chi non si adegua e osa seguire una propria strada personale. Ricordi che vanno ai mitici anni Sessanta, alla pop art che non è solo americana, alla scuola di Piazza del Popolo degli Schifano, Festa, Angeli, Mambor. Calabria apparteneva a un altro mondo, che amava la pittura sociale, quello della sinistra in cui Guttuso dettava i canoni. Non averli osservati una colpa, conseguenza non aver tenuto conto della coerenza fra vita e idea, aver messo in secondo piano la sua grandezza.

Museo di Palazzo Cipolla, Via del Corso 320, Roma. Orario: dal martedì alla domenica dalle 10.00 alle 20.00, lunedì chiuso. Fino al 27 gennaio 2019. Informazioni: tel. 06-22761260 e www.civita.it

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