Sono tre le operazioni che hanno portato i Carabinieri del comando Tutela patrimonio culturale (TPC) a recuperare dei beni artistici e culturali, tra cui 345 monete doro, due capitelli romanici e una scultura in marmo raffigurante una testa di Giove. I risultati delle loro investigazioni sono state presentate ieri presso la Caserma La Marmora a Roma.
La prima indagine è stata coordinata dalla Procura di Spoleto e ha interessato il territorio umbro. La verifica eseguita nel settore dellantiquario, più precisamente presso un antiquariato umbro, ha permesso di localizzare due capitelli romanici, sottratti in precedenza alla cripta di San Giovanni in Leopardis a Borgorose (RI). I capitelli in questione, decorati con motivi fitomorfi, zoomorfi e antropomorfi, rappresentano lultima testimonianza del complesso monastico benedettino del Cicolano. Il Comune di Borgorose ristrutturò la cripta nel 1981, ma tre anni dopo subì dei danni, che permise ad ignoti di perpetrare il furto dei capitelli (in totale cinque). Come si suol dire oltre al danno la beffa, poiché i ladri spezzarono cinque colonne, facendo crollare su sé stessa la struttura. Con questo ritrovamento si potrebbe avere la possibilità di ricostruire virtualmente, seppur in minima parte, il complesso andato perduto.
Per la testa di Giove, invece, ci si sposta in Toscana. Il controllo di una fiera internazionale di antiquariato di Firenze ha portato a ritrovare, presso uno stand, una scultura del XVIII secolo. Dopo indagini più approfondite, è stato scoperto che la testa di Giove non era altro che quella del complesso monumentale Villa Albani Torlonia di Roma, asportata il 18 giungo 2013. I carabinieri, oltre a riportare a casa la testa, sono riusciti a risalire al ricettatore, un personaggio già noto in quel settore.
Dal 2011 durava la terza operazione. I vari sviluppi lhanno portata col tempo ad essere unoperazione internazionale. Coordinata dalla Procura di Roma e dal Ministero Pubblico di Lugano, questa operazione era mirata a contrastare il traffico illecito di monete provenienti dallItalia e prevedeva il monitoraggio di alcune aste. Durante queste attività, erano stati individuati due sospetti che rientravano nel giro della commercializzazione di monete; analizzando i tabulati telefonici dei due, i carabinieri hanno trovato dei collegamenti con pregiudicati per reati specifici, localizzati nellarea siciliana. Lattività investigativa, denominata Principato, si è conclusa con la perquisizione delle cassette di sicurezza, della UBS di Chiasso e Zurigo, di uno degli indagati. La scoperta è stata di notevole importanza. I beni ritrovati, datati tra il IV sec. a.C. e il VI sec. d.C., sono: 345 monete romane e magnogreche, 2 fibule in bronzo, 44 medaglie, 1 timbro in bronzo per un valore complessivo di 500 mila euro. I militari della Sezione Archeologica del Reperto Operativo hanno provveduto al rimpatrio o alla confisca dei beni se di provenienza illecita.