Terremoto e Patrimonio culturale. Anche per i 56 comuni del “Cratere” dopo 10 anni la ricostruzione è ancora critica

da | 20 Nov 2018 | Arte e Cultura

Dopo l’intervista nei giorni scorsi all’ex assessore Vladimiro Placidi sullo stato della ricostruzione post sisma della città dell’Aquila, continuiamo la nostra ricerca per conoscere anche lo stato della ricostruzione per i 56 paesi, anch’essi fortemente danneggiati, non solo materialmente, che fanno parte dell’area cosidetta del “Cratere” (neologismo semantico usato per il terremoto dell’Aquila (2009) che si è diffuso ampiamente dopo quello in Emilia del 2012 ndr).

I problemi non sembrano risolti se, notizia di ieri, un gruppo di donne dei territori colpiti dai terremoti, quello dell’Aquila del 2009 e quelli del centro Italia del 2016 e 2017, sono in marcia da due giorni verso la prefettura dell’Aquila, dove sono giunte ieri per denunciare il fatto che “non e’ stata approvata nessuna pratica di ricostruzione delle case danneggiate, neppure quelle piu’ lievi, del sisma piu’ recente, mentre per quello di dieci anni fa, tutto procede molto lentamente”. A promuovere l’iniziativa, tra le altre, il sindaco di Cagano Amiterno, Iside Di Martino, e l’ex sindaco di Montereale, Lucia Pandolfi.

Allora per capire meglio, ne parliamo con una persona tra le più autorevoli e competenti: l’ing Emilio Nusca; per dieci anni è stato sindaco di Rocca di Mezzo contribuendo significatamente alla crescita culturale ed economica dell’Altopiano delle Rocche. Presidente-vicario e membro del Cda del Parco Regionale Sirente Velino. Dopo il terremoto del 2009 si è impegnato a fondo nella ricostruzione come coordinatore dei sindaci dei 56 comuni del cratere e interlocutore verso il Governo nazionale. Insieme ai sindaci ha realizzato i progetti della nuova Governance del territorio, disegnando gli ambiti territoriali delle “ aree omogenee”, dell’istituzione degli Uffici Speciali della banda larga. Da sempre in prima fila per il riconoscimento dei valori del territorio dei comuni del cratere e per la loro crescita sociale.

A che punto si trova , a quasi dieci anni dal terremoto, la ricostruzione nei 56 comuni del cratere?

Possiamo dire che la ricostruzione nelle zone periferiche dei centri storici è finita, mentre quella all’interno dei centri storici stenta ancora ad assumere dei numeri consistenti. Siamo intorno al 30 % delle case distrutte o danneggiate dei centri storici.

La ricostruzione nell’area del cratere procede secondo i programmi iniziali?

Purtroppo no. I sindaci dei 56 comuni si dotarono dei Piani di Ricostruzione, uno strumento imposto dalla legge sulla Ricostruzione e rilevatosi essenziale per lavorare nel corso degli anni. I Piani, redatti dalle Università di tutta Italia, contengono al loro interno le previsioni economiche, urbanistiche nonché le fasi di attuazione dei tempi della ricostruzione . Questi programmi sono completamente saltati e ciò che maggiormente dispiace è il fatto che gli interventi della ricostruzione pubblica, previsti nei piani, non sono stati minimamente attuati. Le cause a mio avviso vanno ricercate nella mancanza di disposizioni chiare ed univoche, nelle eccessiva burocratizzazione a cui si è sottoposto l’intero processo della ricostruzione, nella scarsa motivazione degli addetti ai lavori che hanno sempre più sentito il posto di lavoro come tale e non come un dovere morale verso le popolazioni colpite.

Sta dicendo che la ricostruzione pubblica non è partita?

Esattamente cosi. Tutte le risorse stanziate per attuare interventi di carattere pubblico nei 56 comuni sono fermi al palo. Cito uno per tutti. La realizzazione dei cavedi per i sotto servizi ( cunicoli dove alloggiare tutte le reti esistenti e dove poter far passare la banda larga) all’interno dei centri storici. Un’opera fondamentale, che avrebbe dovuto avere priorità assoluta, non solo sotto il profilo della valorizzazione ed recupero estetico dei centri abitati, ma anche e soprattutto per migliorare la vita dei cittadini residenti. Basti pensare a quanti servizi si possono attivare utilizzando la banda larga ( telelavoro per i giovani, migliore assistenza medica per gli anziani, servizi internet potenziati e funzionanti ecc). Fu predisposto con l’aiuto dei tecnici dell’Ufficio speciale il Progetto chiamato scaramanticamente “ RESTO”, ma è rimasto nei cassetti. Se aggiungiamo a questo la necessità per molti comuni di recuperare importanti edifici pubblici, non piu utilizzabili, all’interno dei centri storici si comprende come il quadro non sia moto entusiasmate. C’è bisogno, secondo me, che i sindaci a cui la legge ha delegato tutte le funzioni di controllo e di processo esercitino fino in fondo il loro ruolo.

Dove si arriverà con la ricostruzione? E quando si arriverà?

La ricostruzione doveva portarci lontano . Sarebbe dovuto essere l’occasione per “riorganizzare” non solo i paesi danneggiati ma anche creare un nuovo assetto di governo del territorio. Un assetto più moderno e più in linea con le nuove esigenze di contenimento della spesa pubblica e di razionalizzazione dei servizi. La intuizione del modello delle “aree omogenee” che i sindaci si sono dati e che il governo decise di far diventare il modello di Governace su cui impostare tutta la ricostruzione , è rimasto un bel disegno sulla carta. Gli uffici ( UTR) diffusi sul territorio che dovevano essere gli embrioni di un coagulo di funzioni e di unioni amministrative di territori omogenei , sono al collasso o addirittura di imminente chiusura. I territori delle “ aree omogenee”, per la Regione Abruzzo, sarebbero dovuto essere il modello sperimentale su cui impiantare il progetto delle aree interne della nostra regione, ed invece si è bruscamente fermato. Non si è compreso a pieno questo elemento. Riusciremo in futuro, non molto lontano, a riannodare i fili dei ragionamenti che lo sviluppo di questi territori ci impongono di fare? Spero di si se vogliamo che questi territori continuino a vivere.

Come vengono utilizzati i fondi del 4% dello sviluppo?

Questi fondi ( anche cospicui) che la legge ha concesso sia al comune dell’Aquila che ai 56 comuni del cratere, hanno bisogno di una attenta ed unica regia. Se si vuole che vengano utilizzati in modo corretto. Questo vuol dire che prima di ogni cosa c’è bisogno di mettere in campo un progetto di sviluppo complessivo di tutta l’area. Certo non è un lavoro semplice. Ma i sindaci con il loro Tavolo di coordinamento iniziarono questo entusiasmante lavoro. Si prese come riferimento organizzativo il modello delle “aree omogenee” e sotto la giuda esperta del Censis si individuarono gli assets su cui lavorare ed indirizzare le risorse. Alcuni fondi sono stati utilizzati per far crescere il settore farmaceutico, altri l’agricoltura ed i prodotti di qualità nei territori destinando la maggior parte delle risorse stanziate ( 13 milioni per i comuni del cratere ) ai giovani che volessero intraprendere queste attività. Ho visto qualche esempio ben riuscito e questo mi ha fatto enormemente piacere. E’ ancora poco, ma le risorse ci sono; bisogna solo lavorare e finanziare progetti seri e radicati sul territorio.

Che consiglio ti senti di dare ai Sindaci ( penso a quelli delle marche e umbria) o altre parti d’Italia che stanno affrontando ora il problema della gestione del dopo terremoto?

I sindaci in genere sanno sempre cosa fare. Personalmente la mia esperienza mi porta a suggerire di non avere mai paura, di avere coraggio. Di essere presenti e di avere sempre e per tutti i concittadini una parola di conforto soprattutto per gli anziani. Poi grande lavoro, progettualità, ed organizzazione. Saper coinvolgere nelle decisioni i cittadini, ma quando si è deciso poi bisogna agire subito ed in trasparenza.

E’ esistito o esiste ancora un dualismo fra la città dell’Aquila ed il territorio?

Il rapporto fra territorio e città dell’Aquila affonda le sue radici in centinaia anni di storia fino ad arrivare alla sua fondazione, cha nacque, appunto, dall’aiuto concreto dei comuni viciniori che contribuirono con sostanziose risorse alla sua fondazione. E’ da qui che bisogna partire per capire ,oggi, come bisogna agire. La storia ci racconta di un rapporto non sempre collaborativo e rispettoso delle esigenze dei territori extra menia . I fatti tragici del terremoto del 6 aprile 2009 hanno riportato alla ribalta questo antico problema. Prova ne è l’esistenza di due uffici della ricostruzione e di un autonomo assetto di governance che i sindaci del cratere sono stati costretti a darsi per poter ricostruire propri paesi. Se questa separazione di poteri può essere utile per affrontare il problema della ricostruzione degli edifici, è assolutamente impensabile che possa essere il terreno su cui procedere per la ricostruzione economica dell’intera area. La famosa “ città –territorio”, tanto per essere sintetici, non deve continuare ad essere uno slogan in cui rifugiarsi per nascondere la voglia di predominio degli uni sugli altri. Oggi la debolezza della citta dell’Aquila è quella dell’intero territorio, cosi come la sua forza è la forza di tutto il territorio. Si tratta quindi di abbandonare una visione aquilacentrica ed allungare lo sguardo oltre i confini fisici ed amministrativi della citta. L’Aquila è un patrimonio di bellezze che non possono possedere i borghi ad essa circostanti. L’Aquila possiede servizi ed infrastrutture ( penso alla sanità o all’università) che la rendono attrattiva , l’Aquila è il capoluogo di regione che con i suoi uffici è il contenitore di servizi necessari per tutti. Anche i paesi ed il territorio circostante alla citta hanno storia, radici, bellezze paesaggistiche che li rendono unici e complementari a quelle dell’Aquila. Bisogna quindi unire, legare tutto questo in un unico progetto dove al centro non puo esserci solo la città dell’Aquila ma un intero territorio con tutte le sue singolari bellezze ed unicità. Come hanno scritto in molti ,subito dopo il terremoto, bisogna incominciare a parlare di “ multipolarita” e non più di un unico polo attrattore , perché, come si era visto già prima del terremoto, questo modello era entrato in crisi e c’era bisogno di (ri)progettare una nuovo modello di sviluppo di tutta l’area aquilana che tenesse conto di tutto quello che esiste ad aquila e nel suo circondario.

Cosa ti senti di suggerire al sindaco dell’Aquila?

Il sindaco dell’Aquila è un caro amico con cui abbiamo condiviso insieme alcune battaglie quando anche lui era sindaco di un piccolo paese del cratere ( Villa Santangelo). Oggi lui è sindaco di una citta che ha davanti a se il grande problema della ricostruzione ma anche quello dello sviluppo . Per le cose che abbiamo appena detto lui meglio di altri può essere il protagonista di questa visione unica che sappia unire la citta al suo territorio e realizzare veramente il progetto della “ città –territorio”. Questo è il suggerimento che mi sento di dargli. Lavorare in questa direzione con grande determinazione.

Cosa dobbiamo aspettarci dall’imminente tornata elettorale per la Regione?

Che la Regione prenda a cuore il problema dello sviluppo dell’intera area terremotata e che costruisca per il suo territorio progetti capaci di portare lavoro per far rimanere i giovani. Ci sono tutte le condizioni perche ciò accada . C’è bisogno, una volta per tutte, di una seria politica per le aree interne.