Il restauro della Pala di Giorgio Vasari raffigurante Cristo che per la via del calvario incontra la Veronicaeche dal 1572 adorna il sepolcro di Michelangelo Buonarroti nella Basilica di Santa Croce a Firenze ha riservato diverse sorprese: prima tra tutte, il volto dello stesso Michelangelo nascosto sotto le sembianze di Nicodemo e quello di Rosso Fiorentino sotto quelle di Giuseppe D’Arimatea.
Il restauro della Pala del Vasari iniziato nel 2017 grazie al progetto di fundraising denominato “In the name of Michelangelo” ideato dall’Opera di S.Croce, nellarco di breve tempo ha raccolto la somma di 120 mila euro per 127 donatori da 13 Paesi, due terzi dei quali dagli Stati Uniti.
Lintervento restaurativo, ormai giunto nelle fasi conclusive, è stato illustrato in anteprima da Anna Mitrano del Fondo Edifici di Culto (FEC) del ministero dell’Interno, dalla presidente dell’Opera di Santa Croce, Irene Sanesi, da Claudio Paolini della Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio, insieme alla restauratrice Maria Teresa Castellano e a Paola Vojnovic, responsabile fundraising dell’Opera di Santa Croce.
Siamo di fronte a un’opera di altissima qualità con una storia ricca di documenti a cui, con il restauro, si aggiunge una nuova pagina, – ha evidenziato il soprintendente Paolini – la pala, curata dai danni prodotti nella parte inferiore dall’alluvione del 1966 e liberata da una pesante patina oscurante, ha ritrovato particolari inaspettati come il volto di Michelangelo e di Rosso Fiorentino, oltre a un luminoso equilibrio d’insieme. Le evidenti citazioni michelangiolesche appaiono come un omaggio del Vasari a quel Michele Agnolo che nelle Vite viene definito l’amico caro, il divino e meraviglioso artista.
Il volto di Michelangelo rivolto in direzione della sua tomba, è riconoscibile dalla capigliatura ricciuta e dal caratteristico profilo del naso. Nel vicino monumento campeggia il busto-ritratto derivato dall’opera che Daniele da Volterra aveva eseguito sulla base della maschera mortuaria dell’artista. I due ritratti, riferibili allo stesso periodo, sono un evidente trait d’union tra l’altare e il monumento. Ma lomaggio del Vasari allamico si concretizza anche attraverso il ricorso a vere e proprie citazioni, come in una delle pie donne che è chiaramente ripresa dalla Sibilla Libica della Cappella Sistina.
L’altare della famiglia Buonarroti e il monumento a Michelangelo al suo fianco, realizzati tra il 1564 e il 1578, su commissione di Cosimo de’ Medici costituiscono un insieme inscindibile che il recentissimo restauro di entrambi ha contribuito a rileggere nella sua interezza. L’intervento di restauro molto complesso, ha visto la messa a punto di tecniche e materiali speciali, con il coinvolgimento di differenti discipline scientifiche. Innanzitutto si è proceduto con il trattamento in anossia per eliminare gli insetti xilofagi. Dopo le dovute indagini, si è proceduto con la pulitura. La tavola presentava una scarsa leggibilità a causa dell’ingiallimento della vernice protettiva, che risaliva al restauro degli anni Settanta. Al di sotto di questa, erano presenti numerose ridipinture. La fase successiva è stata quella delle integrazioni pittoriche. La vernice protettiva applicata nella fase conclusiva è stata studiata per essere reversibile e, a differenza della precedente, per non essere soggetta ad alterazioni.