Foto di Domenico Gualtieri
A dieci anni dal terremoto del 6 aprile del 2009, la sede Abruzzo del Centro Sperimentale di Cinematografia a dicembre inaugurerà una mostra fotografica che, per tutto il 2019, offrirà al pubblico una lettura del territorio aquilano visto dalla periferia. La mostra è parte del lavoro dellazione continua di monitoraggio del territorio che costantemente gli allievi del corso di Reportage del Centro portano avanti sotto la direzione didattica di Daniele Segre.
Persone, riti e luoghi della periferia aquilana, è il titolo della mostra, raccoglie circa 100 fotografie stampate in grande formato ma anche reportage scritti, video e audio per tratteggiare il profilo di una periferia che, a dispetto delle convenzioni, è ricco di spunti e sfumature per dare conto delle difficoltà ma anche di risorse e potenzialità del territorio aquilano dove le aree periferiche sono spesso caratterizzate da identità molto forti. Bisogna infatti pensare ad un centro che per molto tempo dopo il terremoto è restato ai margini, ma anche a frazioni, paesi, quartieri, che hanno una loro storia e giocano un ruolo di primo piano nel dialogo con il centro. Tutto questo è raccontato con i linguaggi che giovani studenti di cinema imparano ad usare nel corso del triennio: cinema, fotografia, radiofonia, scrittura, al servizio di storie di luoghi e di persone. Per questa edizione un contributo prezioso è stato offerto anche da Luca Caldarelli e Domenico Gualtieri dallassociazione Jemo Nnanzi autori di alcuni scatti presenti nella mostra, da Lina Calandra e Alessandro Vaccarelli docenti dellUniversità degli Studi dellAquila. Tra tutti coloro che hanno contribuito a comporre la ricerca Persone, riti e luoghi della periferia aquilana ricordiamo con gratitudine il fotografo e regista Emiliano Mancuso che ci ha lasciato prematuramente e che ha assistito gli studenti nello sviluppo del racconto fotografico con passione e professionalità, a lui sono dedicati idealmente i frutti di questo lavoro collettivo.
La voce dei docenti.
Sono le storie di chi si attiva per creare spazi educativi, per dare a bambini, bambine, giovani, la possibilità di unidentità, di chi accoglie migranti, di chi apre centri di aggregazione spontanea nelle frazioni dimenticate, di chi studia il territorio, ma anche di chi organizza feste di quartiere, sagre nelle frazioni, per dare continuità tra passato e presente, alla ricerca di unidentità che tenta di resistere e di rilanciarsi. Narrazioni che sono piccoli punti di snodo di una grande tessitura che caoticamente accomuna e separa gli individui nellesperienza del post-terremoto, narrazioni che descrivono diversi modi di affrontarlo e dargli significato, tra appartenenza ed estraneità, e che riconducono ad un anno zero che ancora oggi si impone come prima chiave di lettura a chi guarda dallalto la città e a chi vi entra cercando di ascoltare le sue storie, il docente Alessandro Vaccarelli.
Un lavoro che è nato e continua a prodursi con lidea, certamente ambiziosa, che il reportage risponda non solo alla domanda di racconto della realtà che attraversa, ma tenga in sé anche quel seme di proposta che possa affiancare alla narrazione il proprio intervento concreto. Perché la realtà possa essere raccontata ma anche un poco, quando necessario, modificata, la docente Daria Corrias.