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A Palazzo Pitti le porcellane tra Vienna e Firenze

da | 16 Nov 2018 | Arte e Cultura, Mostre ed Eventi

Nel 1737 il lungimirante marchese Carlo Ginori decise di assicurare al suo servizio, per la manifattura di Sesto Fiorentino, il più valente pittore di porcellana europeo, l’austriaco Carlo Wendelin Anreiter de Ziernfeld. In questo modo, puntando ad una qualità altissima nell’ambito delle porcellane il conte si garantiva inoltre relazioni strettissime con l’opificio viennese fondato nel 1718 da Claudius Innocentius Du Paquier. L’effetto fu che entrambe le produzioni ebbero un ruolo decisivo nella trasmissione di motivi decorativi, forme e tecniche artistiche che di fatto influirono nella definizione del gusto dell’epoca. La mostra “Fragili tesori dei Principi. Le vie della porcellana tra Vienna e Firenze”,in corso a Palazzo Pitti a Firenze, espone, sino al 10 marzo 2019, non soltanto le porcellane ma anche dipinti, sculture, commessi in pietra dura, cere, avori, cristalli, arazzi, arredi e incisioni dell’epoca che offrono un fertile dialogo tra le arti, per celebrare la magnificenza della porcellana durante il Granducato di Toscana sotto la dinastia lorenese.

Il marchese Ginori aveva iniziato già nel 1735 gli esperimenti per fabbricare la porcellana nella sua tenuta di Doccia vicino Sesto Fiorentino dove fondò la seconda fabbrica italiana di porcellane, la manifattura Ginori, con la collaborazione di esperti e tecnici austriaci e tedeschi. La fabbrica di Doccia fu uno dei primi impianti toscani che acquisì una dimensione industriale, nel 1741 ottenne il monopolio per la produzione delle porcellane in Toscana. Il Granduca Pietro Leopoldo di Lorena concesse anche una commessa regolare per la fornitura ufficiale dei servizi da tavola destinati alle residenze granducali. Le porcellane prodottedalla manifattura Ginori riflettevano un gusto internazionale, che, se da un lato tenevano conto della tradizione fiorentina, dall’altro guardavano agli influssi del lontano Oriente e in particolare cinesi, cercando di soddisfare committenti esigenti in Italia e all’estero. Inoltre l’arrivo della cioccolata e del caffè “resero necessaria la creazione di nuovi oggetti e di vasellame, – come sottolinea catalogo il Direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt – che possiamo immaginarci tintinnare e splendere nel Kaffeehaus fatto erigere apposta a Boboli su progetto di Zanobi del Rosso, terminato nel 1785 circa (e che riaprirà a breve, dopo una campagna di restauri). Un altro gioiello architettonico voluto da Pietro Leopoldo, rotondo e bombato, ispirato al barocchetto viennese: è una costruzione di mattoni e calce, ma da lontano sembra una fantasia in porcellana di Doccia, quasi una chicchera gigante, con una cupoletta per coperchio”. La collaborazione europea e un pensiero che travalica i confini nazionali – dichiara Johann Kräftner, direttore del LIECHTENSTEIN. The Princely Collections, Vaduz–Vienna – si manifestano nelle vicende delle due Manifatture, appartenenti a una storia comune di governo e collezionismo confluite in questa stessa rassegna espositiva che si deve all’attuale cooperazione tra le due istituzioni e i loro collaboratori e collaboratrici. Una mostra che ripercorre questa lunga storia non a Vienna, dove venne già esaminata nella esposizione Barocker Luxus Porzellan del 2005, bensì a Firenze, dove le idee hanno trovato un comune terreno fertile”.

“Fragili tesori dei Principi. Le vie della porcellana tra Vienna e Firenze”

13 novembre 2018 – 10 marzo 2019

Palazzo Pitti Firenze

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