Con la cultura non si guadagna, la cultura è costosa ed è riservata solo alle élite. Luoghi comuni che sono stati messi in discussione sabato mattina durante lincontro La cultura ci fa ricchi?organizzato nellambito del Festival Economia Come”, promosso da Invitalia e iniziato ieri all’Auditorium Parco della Musica.
A discutere del valore della cultura, Luca Bergamo, vicesindaco e assessore alla crescita culturale di Roma Capitale e Paola Dubini, docente di Management all’Università Bocconi e autrice del libro Con la cultura non si mangia (Falso!),in un dibattito moderato dal giornalista Giorgio Zanchini.
Nel corso dellincontro si è discusso dellimportanza della cultura sotto laspetto individuale, collettivo e politico, in quanto elemento cardine nella definizione dellidentità delle persone e delle comunità, e proprio per questo potente strumento di marketing territoriale.
Non è vero che la cultura non ha mercato. Perché oltre al mercato cè il consumo. E il consumo culturale è ampiamente sottostimato ha spiegato la Professoressa Dubini. Il ritorno economico dellinvestimento in cultura – ha continuato – è percepito basso anche perché non si investe abbastanza. Senza risorse non si generano risorse. È importante invece convogliare sulla cultura fondi sia pubblici che privati. Ed è bene che siano presenti in entrambe le forme perché la possibilità effettiva di creare ricchezza risiede nella loro compresenza: modelli che generano rendite di posizione e modelli che continuano ad alimentare il cambiamento. Perché la cultura è sia asset sia processo.
Il problema è che continuiamo a considerare rilevante ai fini della società e delleconomia il valore di scambio ha affermato Luca Bergamo. Abbiamo perso il concetto del valore duso – ha spiegato – e ci siamo convinti che il miglioramento delle condizioni di vita sia connesso allaumento dei consumi privati delle persone. Invece laspetto rilevante è il contributo che la partecipazione alla vita culturale offre al funzionamento della società, come questo trasforma il capitale sociale. Non si può misurare la crescita culturale delle persone e della società solo in termini di prodotto interno lordo”.