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“La cultura ci fa ricchi?”, un incontro sul valore della cultura

da | 11 Nov 2018 | Flash News

Con la cultura non si guadagna, la cultura è costosa ed è riservata solo alle élite. Luoghi comuni che sono stati messi in discussione sabato mattina durante l’incontro “La cultura ci fa ricchi?”organizzato nell’ambito del “Festival Economia Come”, promosso da Invitalia e iniziato ieri all’Auditorium Parco della Musica.

A discutere del valore della cultura, Luca Bergamo, vicesindaco e assessore alla crescita culturale di Roma Capitale e Paola Dubini, docente di Management all’Università Bocconi e autrice del libro “Con la cultura non si mangia” (Falso!),in un dibattito moderato dal giornalista Giorgio Zanchini.

Nel corso dell’incontro si è discusso dell’importanza della cultura sotto l’aspetto individuale, collettivo e politico, in quanto elemento cardine nella definizione dell’identità delle persone e delle comunità, e proprio per questo potente strumento di marketing territoriale.

“Non è vero che la cultura non ha mercato. Perché oltre al mercato c’è il consumo. E il consumo culturale è ampiamente sottostimato” ha spiegato la Professoressa Dubini. “Il ritorno economico dell’investimento in cultura – ha continuato – è percepito basso anche perché non si investe abbastanza. Senza risorse non si generano risorse. È importante invece convogliare sulla cultura fondi sia pubblici che privati. Ed è bene che siano presenti in entrambe le forme perché la possibilità effettiva di creare ricchezza risiede nella loro compresenza: modelli che generano rendite di posizione e modelli che continuano ad alimentare il cambiamento. Perché la cultura è sia asset sia processo”.

“Il problema è che continuiamo a considerare rilevante ai fini della società e dell’economia il valore di scambio” ha affermato Luca Bergamo. “Abbiamo perso il concetto del valore d’uso – ha spiegato – e ci siamo convinti che il miglioramento delle condizioni di vita sia connesso all’aumento dei consumi privati delle persone. Invece l’aspetto rilevante è il contributo che la partecipazione alla vita culturale offre al funzionamento della società, come questo trasforma il capitale sociale. Non si può misurare la crescita culturale delle persone e della società solo in termini di prodotto interno lordo”.

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