Il codice Maimònide in mostra a Roma

da | 22 Ott 2018 | Arte e Cultura, Conservazione e Tutela

Dopo un anno di lavori di restauro da parte dell’Istituto centrale per il restauro e la conservazione del patrimonio archivistico e libraio (ICRCPAL), il codice Maimònide sarà esposto da oggi nella Sala Alessandrina dell’Archivio di Stato di Roma in mostra con “Il codice Maimònide i Norsa. Una famiglia ebraica nella Mantova dei Gonzaga. Banche, libri, quadri”. La mostra fa luce su un pezzo di storia, mettendo in risalto il ruolo fondamentale della collettività ebraica nell’Italia di quel periodo.

Il volume in questione, datato 1349, è una traduzione dello scritto più importante di Mosè Maimònide, rabbino, filosofo e medico del XII secolo. “La guida dei perplessi” è un’opera nata per spiegare due testi mistici della Bibbia ebraica: Maaseh Bereishit (il misticismo della creazione) e il Maaseh Merkavah (il misticismo del carro). Il codice è composto da 228 fogli in pergamena con legatura in pelle, scritti in arabo sotto forma di una lettera in 3 volumi all’allievo Joseph ben Judah ibn Aknin e copiati in scrittura ashkenazita, da Samuel ben Judah ibn Tibbon, il 10 marzo del 1349. Al suo interno si trovano miniature in foglia d’oro, fra cui una rappresentazione del Paradiso terrestre, e dei grafismi con inchiostro rosso e blu. Questo codice fu portato in Italia da Mosè ben Nathaniel Norsa nel 1500 e appartenne per anni ai Norsa, una famiglia mantovana di banchieri caratterizzati dalla loro passione per il collezionismo. Dopo 3 anni di vicissitudini, è di proprietà dello Stato dallo scorso anno.

Nel 2014 i precedenti proprietari, i Norsa, avrebbero voluto vendere il manoscritto per 2 milioni di euro a una fondazione di un collezionista austriaco. Nel corso dello stesso anno era stato posto un vincolo «di interesse artistico e storico particolarmente rilevante» da Caterina Bon Valsassina, Direttore regionale della Lombardia del Mibact dell’epoca. L’accordo sottoscritto a maggio dal Mibact e la fondazione Ariel Muzicant prevedeva il restauro e la valorizzazione del codice, autorizzando al contempo l’esportazione del manoscritto per 40 anni rinnovabili per altri 40. Sembrava essersi conclusa la situazione: il codice Maimònide era pronto per lasciare il suolo italiano. L’intervento, però, di Gino Famiglietti, Direttore generale della Direzione Generale Archivi, bloccò tutto. Fece partire un’ispezione sullo stato di conservazione dell’opera e, dopo aver valutato attentamente lo scritto, si decise per il restauro, esercitando poi il diritto di prelazione. I carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio prelevarono il manoscritto e lo portarono all’Archivio di Stato di Torino.

Proprio Gino Famiglietti aveva dichiarato: «Adesso il manoscritto – come riporta La Stampa (24 ottobre 2017 di Ariela Piattelli) – è a disposizione di tutti, vogliamo iniziare subito il restauro e l’opera potrebbe già essere pronta nel 2018. Stiamo pensando ad una grande presentazione del manoscritto restaurato». E così è stato.

La mostra è organizzata e prodotta dalla Direzione Generale Archivi e dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, in collaborazione con l’Archivio di Stato di Roma e il Progetto Prin 2015: “The Long History of Anti-Semitism. Jews in Europe and the Mediterranean (X-XXI centuries): Socio-Economic Practices and Cultural Processes of Coexistence between Discrimination and Integration, Persecution and Conversion”, promosso dalla Sapienza Università di Roma, Università degli Studi di Milano, Università di Pisa, Università degli Studi di Genova.

L’inaugurazione è prevista per oggi alle ore17:00. Seguirà poi un convegno a cui presenzieranno degli esperti mondiali, tra cui Evelyn Cohen e Johanna Weinberg. Sarà possibile visitare l’esposizione fino al 5 gennaio 2019.