Riappare dopo 100 anni il Bal Tic Tac di Balla

da | 20 Ott 2018 | Arte e Cultura

Un murale di 80 metri quadrati di Giacomo Balla è ritornato alla luce durante la ristrutturazione di una palazzina della Banca d’Italia di Roma in via Milano, un tempo sede del Bal Tic Tac, il primo cabaret futurista attivo negli anni ’20 del ‘900. Dato per perduto, il maestoso ingresso del locale, riemerge fortunosamente dopo quasi 100 anni.

Nascosta nel tempo dietro carta da parati, tinteggiature, controsoffitti, l’opera originale dipinta a tempera, verrà restaurata e resa accessibile al pubblico. I locali del ritrovamento diventeranno infatti parte del museo per l’Educazione monetaria e finanziaria della Banca d’Italia, la cui apertura è prevista per la fine del 2021. “Il murale di Balla è uscito così”, dice il direttore del museo Massimo Omiccioli, rimuovendo gli infiniti strati di vernice sui muri del pianoterra che per per anni aveva ospitato un noto showroom di lampade di design. “Colori incredibili, aggressivi, una pittura che all’epoca doveva essere davvero innovativa e sconvolgente”.

Lo stato attuale delle pareti purtroppo non è dei migliori ed è soprattutto sul soffitto (protetto da una carta da parati) che si può apprezzare il ritrovamento in tutta la sua meraviglia. Le tinte aggressive, dal blu al rosso al giallo, incorniciano un rettangolo bianco che con ogni probabilità serviva a contenere uno schermo per le proiezioni cinematografiche che si tenevano al Bal Tic Tac. “Un ritrovamento che ha del miracoloso”, commenta il soprintendente speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio Francesco Prosperetti. Una scoperta che ci porta a immaginare il cabaret, con i suoi arredi, le sue serate animatissime, esclusive e trascinanti dedicate alla musica jazz.

Nello stesso tempo, sempre con l’aiuto della Banca d’Italia, si punta a riaprire anche “Casa Balla” di Via Oslavia, dove l’artista visse dal 1929 al 1958, anno della sua morte. Lì tutto è rimasto com’era, specchio dell’anima di Balla, un’esplosione di colori rendono unici il corridoio e le stanze, decorate con ceramiche dipinte a mano. “Questa casa ha bisogno di un progetto di valorizzazione – dice Alessandro, uno dei nipoti eredi – noi da soli non possiamo farlo. Ma è un unicum, un pezzo di storia che non deve essere disperso”.