La testa di cavallo bronzea di Donatello, conservata nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli e simbolo della città partenopea, sarà ospite, insieme ai Torsi dei Dioscuri, per 3 mesi, da aprile a luglio 2019, al Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna di Palazzo Lanfranchi a Matera, in occasione della mostra Rinascimento visto da Sud – Matera, l’Italia meridionale e il Mediterraneo tra 400 e 500 organizzata nell’ambito di Matera 2019, l’iniziativa che celebra la nomina del capoluogo lucano a capitale europea della cultura per l’anno che verrà. Siamo felici di essere tra protagonisti della più grande mostra mai realizzata prima d’ora in Italia per rileggere il Rinascimento da Sud, in programma la prossima primavera. È un progetto magnifico, di grande originalità, perché indaga quell’epoca da una nuova prospettiva, quella del mare e delle sue rotte: non posso che congratularmi con la direttrice del Polo museale della Basilicata, Marta Ragozzino, con i curatori e il prestigioso comitato scientifico, ha dichiarato Paolo Giulierini, direttore del Mann. Più di 180 opere d’arte, oggetti rari e documenti storici verranno esposti per ricostruire la fioritura artistica e culturale avvenuta nellItalia meridionale tra la metà del Quattrocento e la metà del Cinquecento, in relazione con il più ampio contesto del Mediterraneo.
La testa di cavallo di Donatello, alta 1 metro e 75 centimetri, è l’unica parte realizzata di un monumento equestre, destinato all’arco superiore della porta trionfale di Castel Nuovo, che doveva misurare 5 metri d’altezza e che era stato commissionato a Donatello dal re Alfonso il Magnanimo, rimasto colpito dalla statua cavalleresca che lo scultore fiorentino stava portando a termine in quel momento a Padova su ordine del Gattamelata. Il monumento era stato iniziato nel 1458, ma poi venne interrotto, fermandosi a una sola testa equina, per svariate ragioni: la morte del re Alfonso, la prima guerra dei Baroni e poi il decesso di Donatello. Nel 1471 Lorenzo il Magnifico, su richiesta di Ferdinando d’Aragona, spedì la testa da Firenze a Napoli come dono a Diomede Carafa, collaboratore del re Ferdinando, il quale la collocò nel cortile del suo palazzo a San Biagio dei Librai dove rimase fino al 1806, anno in cui fu acquisita dal Mann. Conservata inizialmente nell’ingresso dell’ex Soprintendenza Archeologica di Napoli, nel novembre del 2016 è stata collocata nell’atrio del Museo Archeologico partenopeo.
L’opera di Donatello a Napoli collega immediatamente la città partenopea ai suoi capolavori di Firenze, si pensi alla statua del David o alla Maddalena, o a quelli di Padova come il monumento equestre del Gattamelata. Questa straordinaria opera ci ricorda i valori dell’Umanesimo e del Rinascimento che rappresentano forse la più grande rivoluzione culturale della storia. Il prossimo dicembre saremo a Matera per dare il nostro contributo alla preparazione della mostra. Matera 2019 è un’occasione per tutto il Sud Italia, ha commentato Giulierini.