Lorenzo Lotto. Il richiamo delle Marche

da | 8 Ott 2018 | Arte e Cultura, Mostre ed Eventi

1. Lorenzo Lotto. Madonna delle Grazie, 1542-46 cm; tavola, 39×32 cm. San Pietroburgo, Museo Statale Ermitage

Nelle Marche sulle orme di Lorenzo Lotto alla scoperta di un artista non abbastanza conosciuto e di una regione ricca di storia, arte, natura e attrattive turistiche, tutta da scoprire. E’ questa la proposta più intrigante dell’autunno 2018 per chi ama la bellezza ( dal 19 ottobre al 10 febbraio 2019). Un pittore dalla vita errabonda, nato probabilmente a Venezia nel 1480 (appartiene alla generazione dei grandi veneziani Giorgione, Tiziano, Palma il Vecchio, Pordenone), dopo l’apprendistato nella laguna forse presso Giovanni Bellini o Alvise Vivarini (nelle opere giovanili si riconoscono influssi di entrambi), passa a Treviso, nelle Marche, a Roma chiamato da papa Giulio II della Rovere, ma c’è già Raffaello, e poi va a Bergamo col desiderio di tornare a Venezia dove però domina Tiziano. Girovagando fra antichi borghi e cittadine, trattando con grandi e piccoli committenti, in cerca di una casa e sempre in ristrette economiche. Ad Ancona ricorre addirittura a una lotteria per vendere i quadri. Infine ancora nelle Marche il porto tranquillo, come oblato, nella Santa Casa di Loreto dove trascorre gli ultimi quattro anni della sua esistenza, muore ed è sepolto.

Un astista sublime, dai colori squillanti, appassionato e sensibile, dalla forte spiritualità, genio inquieto del Rinascimento, è presente nei maggiori musei del mondo, ma poco considerato da Vasari. Aretino definisce con sufficienza “Lotto, come la bontà buono, come la virtù virtuoso”. A riscoprire a fine ‘800 “il primo pittore italiano sensibile ai mutevoli stati dell’animo umano” è Bernard Berenson. Per Roberto Longhi Lotto anticipa e preannuncia Caravaggio. Il ‘900 lo consacra maestro indiscusso con le mostre di Venezia del ‘53, di Ancona dell’81 e il lancio internazionale alla National Gallery di Washington, a Bergamo e Parigi nel ’98. In questo periodo è sotto i riflettori anche in Spagna dove al Prado è appena terminata una mostra e in Inghilterra dove sta per aprirsene un’altra alla National Gallery di Londra, una specie di imprevisto anno lottesco.

Ma l’iniziativa presentata nella Sala della Crociera del Collegio Romano sede del Mibac a Roma dal curatore Enrico Maria dal Pozzolo, fra i massimi esperti dell’artista e cocuratore delle due rassegne citate, presenti l’assessore alla cultura della Regione Marche Moreno Pieroni e i rappresentanti dell’Ermitage e della National Gallery, è qualche cosa di diverso. Il percorso espositivo della mostra di Macerata diviso in otto sezioni, prende in considerazione non solo le opere create per il territorio e poi disperse nel mondo, ma anche quelle che hanno avuto forti legami con le Marche. Distribuite in otto sezioni i dipinti ripercorrono la vicenda biografica dell’artista dalla natia (forse) Venezia alla pace di Loreto. Si passa dal recupero della storia marchigiana, con testimonianze e protagonisti della fase iniziale, alla presentazione dei luoghi che l’accolsero, ai primi soggiorni a Recanati (1495-1508), la trasferta romana e il ritorno di nuovo a Recanati, a Jesi. C’è poi l’intermezzo di Bergamo e Venezia, quindi il lungo peregrinare nei centri minori della regione e ancora Venezia e poi Treviso fino all’ultimo rientro ad Ancona e Loreto.

Nel restaurato Palazzo Buonaccorsi si potranno vedere le opere che vengono da collezioni nazionali e internazionali, dal Quirinale, al Poldi Pezzoli, al Prado, al British, al Louvre, all’Ermitage. Come “Cristo conduce gli apostoli al Monte Tabor”, bellissima predella della “Pala di Recanati” prestata da San Pietroburgo, il “Ritratto di Giovanni Maria Pizoni” Collezione Koelliker, la “Natività” dalla Pinacoteca di Siena, uno dei primi notturni dell’arte italiana, la “Madonna” del Museo Correr messa a confronto con la “Madonna con il bambino” di Crivelli del Museo di Macerata e la “Madonna” prestata dal Museo Correr di Venezia. E dipinti poco noti, o visti raramente. E’ il caso di “San Cristoforo” e “San Sebastiano”, due pannelli di un politico disperso realizzato per la chiesa di un piccolo centro vicino a Jesi che vengono da Berlino. Viene dagli Uffizi ed è esposta al pubblico per la prima volta, dopo un eccezionale restauro, una “Sacra Conversazione”, firmata e datata 1534, anno in cui il pittore si trovava nelle Marche, forse il suo primo documento di attività pittorica. O mai esposte in precedenti eventi come una “Venere adornata dalle Grazie”, di collezione privata, pubblicata da Pietro Zampetti nel 1957 e rimasta all’oscuro per settant’anni, una delle novità della mostra. E’ una “scoperta” anche il “San Girolamo nello studio”, acquistato alla fine degli anni Settanta per i Musei Civici di Bassano del Grappa, al centro di polemiche e animate discussioni circa la paternità dell’artista, relegato nei depositi e dimenticato. Che ora recuperato e sottoposto ad analisi scientifiche viene restituito al suo autore. Una riprova dell’impostazione di ricerca e studio data alla rassegna dal professor Dal Pozzolo. Del resto il pittore, ricorda il curatore, ha avuto una produzione sterminata, realizzava settanta – ottanta opere l’anno, quindi non è impossibile che ce ne siano altre da scoprire.

A Macerata, facendo eccezione alla regola (c’è il motivo), è esposto anche il grande affresco staccato e montato su tela di “San Vincenzo Ferrer in Gloria” – l’unico ad oggi conosciuto nelle Marche – non visibile da tempo a causa del terremoto che ha reso inagibile la chiesa di San Domenico a Recanati in cui si trovava. E come provocazione, per sollecitare chi potrebbe aiutare a svelare il mistero, ultima opera in mostra, viene esposta la cornice vuota della famosa “Madonna di Osimo” dipinta da Lotto intorno agli anni trenta del Cinquecento, rubata dalla chiesa dei minori osservanti nel 1911 e mai ritrovata. Lo stesso anno del furto della Gioconda che ebbe sorte più benigna.

Ma la vera novità (non del tutto in quanto già proposto una decina di anni fa), è rappresentata dall’invito a scoprire le Marche sulle orme di Lotto. In otto centri grandi e piccoli delle Marche, Ancona, Cingoli, Jesi, Loreto, Mogliano, Monte San Giusto, Recanati e Urbino si possono ammirare i capolavori di cui si vanta la regione che non ha uguali in Italia per quantità e qualità di opere dell’artista. In queste località si conservano, infatti, ben 25 capolavori di Lotto (il 15% della produzione conosciuta del maestro), alcuni come la strepitosa “Crocifissione” di Monte San Giusto in una chiesa piccolissima, altri nei musei civici. Un museo diffuso unico al mondo, il “Museo Lotto”. L’invito è dunque a percorrere le strade delle Marche facendosi guidare da Lotto che ha peregrinato a lungo nella regione per trovare infine asilo sicuro come oblato nella Santa Casa di Loreto dove è terminata la sua vicenda umana.

Due chiavi di lettura, artistica e turistica in senso alto, strettamente connesse, come risposta “politica” alle difficoltà seguite agli eventi disastrosi dell’ultimo sisma. La cultura come volano della rinascita. Non è un caso che sia Macerata la sede dell’esposizione principale che propone venti dipinti e cinque disegni autografi di Lotto a cui si aggiungono alcune straordinarie opere grafiche di grandi artisti da cui trasse ispirazione, Dürer e Mantegna e preziosi manoscritti, volumi, globi di Mercatore e antiche mappe che aiutano a comprendere il periodo storico interessato.

Il giro per le Marche potrebbe cominciare da Ancona che conserva nella Pinacoteca Civica la “Sacra Conversazione”, detta anche “Pala dell’Alabarda”, commissionata nel 1538 per la chiesa di Sant’Agostino da un parente di quel Protonotario Apostolico Giovanni M. Pizoni di cui Lotto nello stesso anno esegue il magnifico ritratto, ora in mostra. E proseguire per Recanati che possiede il capolavoro forse più noto dell’artista, quell’”Annunciazione”, posta in origine nell’oratorio di San Giorgio come pala d’altare della Confraternita di Santa Maria dei Mercanti. Una composizione originalissima con il Padre Eterno che fa irruzione dalla loggia del giardino, un angelo con i capelli biondi al vento, la vergine turbata che guarda davanti a sé mentre il gatto scappa impaurito. Nella Pinacoteca Civica di Jesi, ma l’opera era destinata alla cappella della Confraternita di Santa Lucia nella chiesa di San Floriano, si può ammirare un altro dipinto splendido e seguire un’altra storia, quella di Santa Lucia che, rifiutandosi di adorare gli idoli pagani, viene condannata dal console romano Pascasio a essere trascinata in un bordello. Ma nonostante gli sforzi dei tre ruffiani vestiti in abiti cinquecenteschi, è impossibile portarla via. Mentre un bambino si divincola, trattenuto da una tata di colore. Firmata e datata 1532, ma commissionata una decina d’anni prima, è coeva a un altro capolavoro, l’affresco dell’oratorio quattrocentesco di Trescore Balneario annesso alla villa di famiglia di Battista Suardi.

“Il capolavoro di Lotto, l’opera sia più ambiziosa come concezione che più drammatica e vigorosa nella resa”, così la definisce Berenson è la “Crocifissione” di Monte San Giusto commissionata per l’altare maggiore di Santa Maria in Telusiano dal legato apostolico Niccolò Bonafede rappresentato nel dipinto. Tra i più sconvolgenti con quel cielo livido, quella massa agitata di persone e i colori sgargianti delle vesti. Di tutt’altro genere la pala d’altare della “Madonna con il Bambino e santi” detta “Madonna del Rosario”, dipinta su incarico della confraternita del Rosario, per la chiesa di San Domenico ora nella Pinacoteca Civica di Cingoli. E’ un’opera complessa antica e incredibilmente moderna con quei quindici tondi che raccontano come in un fumetto i Misteri del Rosario.

Macerata: Palazzo Bonaccorsi e Musei Civici – Centri lotteschi: Ancona, Cingoli, Jesi, Loreto, Mogliano, Monte San Giusto, Urbino. Dal 19 ottobre 2018 al 10 febbraio 2019. Informazioni: www.mostralottomarche.it