Tra circa un anno scadranno i contratti dei direttori dei Musei e siti archeologici con autonomia (Istituti dotati di autonomia speciale, di rilevante interesse nazionale, ndr) istituiti dalla riforma Franceschini nel 2014. Sono 32 direttori individuati, a livello internazionale, con 2 selezioni, da una apposita commissione che ne ha valutato esperienze, competenze e capacità manageriali. Tra questi, sette sono stranieri. Lanno prossimo sarà lultimo dei 4 anni previsti dal contratto a tempo determinato (per i primi 20) e al Mibac cominciano i preparati per il prossimo rinnovo. Proprio il ministro Bonisoli ha anticipato quali criteri saranno adottati per la scelta dei prossimi direttori. Dovranno essere bravi, in grado di parlare l’italiano e di integrarsi nel nostro Paese, e il passaporto straniero non sarà più una nota di merito è uno dei requisiti indicati da Bonisoli in una intervista a La Stampa: “Vorrei trovare direttori bravi. Franceschini ha avuto ragione in quel momento storico, oggi non avrebbe più lo stesso senso. Allora il paracadutato poteva aiutare, ora non ce n’è più bisogno: abbiamo raggiunto la maturità necessaria per selezionare le persone indipendentemente dal passaporto. Non tutti i direttori sono stati capaci di integrarsi e anche in città internazionali come Firenze o Roma c’è bisogno innanzitutto di persone che sappiano parlare bene l’italiano e capire il territorio. Non voglio logiche di campanile ma nemmeno un direttore del museo di serie B solo perché viene da fuori”. E aggiunge: “Va definita meglio l’autonomia dei direttori. Per alcuni versi ne hanno tantissima, per altri troppo poca come sulle assunzioni. Ci stiamo riflettendo. La macchina non funziona, è come una ruota deformata, va messa in condizione di lavorare bene per funzionare. Entro gennaio o al massimo entro il primo anno di mandato saremo pronti con i cambiamenti”. Entro gennaio o al massimo entro il primo anno di mandato saremo pronti con i cambiamenti”. ha precisato il ministro.
Sulla priorità tra tutela e valorizzazione, Bonisoli ha le idee chiare. “I soprintendenti hanno ragione. La tutela è anche una delle mie priorità e deve avere la preminenza rispetto alla valorizzazione”. E nel concreto come si realizza? “Intervenendo sull’organizzazione e sulle risorse e attraverso l’indirizzo politico. Sono il primo a sostenere che, se c’è da proteggere un bene, si deve dare ascolto alle Soprintendenze. Ovviamente, se poi il soprintendente ha torto, se ne assume la responsabilità”.
Il primo commento viene dal deputato di Fratelli d’Italia, Federico Mollicone capogruppo in commissione Cultura. Quanto affermato dal ministro Bonisoli circa i direttori stranieri e’ certamente condivisibile e di buon senso. La provinciale esterofilia di Franceschini ha provocato danni alla gestione dei musei”. “Al contrario – aggiunge – sulla tutela e valorizzazione delle strutture museali, il ministro non deve rimanere ostaggio del “partito dei sovrintendenti” assolutamente conservatore. Senza valorizzazione non si incassa e non ci sarebbero i soldi per la tutela. Quindi la formula deve essere piu’ valorizzazione per avere migliore tutela. Tutela che non puo’ significare potere assoluto dei sovrintendenti sulle aree tutelate e le strutture come fossero di loro proprieta’ come in passato. Governando la Capitale d’Italia abbiamo avuto modo di dimostrare che creando nuovi circuiti – molti dei quali ancora esistenti seppur con il nome cambiato – di spettacolo dal vivo nei musei o di rievocazione storica la contaminazione dei pubblici ha fatto aumentare i visitatori dei musei permettendo ampliamenti e restauri di opere”. “Il ministro Bonisoli, quindi, – conclude Mollicone – rimanga indipendente dal deep state ministeriale e porti quella visione sussidiaria di cui dovrebbe essere portatore. Non si starà preparando lennesima riorganizzazione del Mibac (senza la T del turismo)?