Nel livornese sono stati ritrovati dei contenitori e sostegni per focolari, risalenti alletà del Ferro (IX – VIII secolo a.C.), che venivano utilizzati per la produzione del sale. A fare la scoperta di questi oggetti, estremamente frammentati, nella città di Vada (Comune di Rosignano), sono stati gli studenti dei Corsi di laurea in Beni culturali e Archeologia dellUniversità di Pisa.
LItalia è un paese unico fatto di strati. Ogni strato rappresenta una civiltà, che ha vissuto sul territorio nostrano. Sta proprio qui la bellezza del paese: ovunque scavi hai la possibilità di riportare alla luce edifici, utensili, armi, giocattoli, che ridanno vita a storie dimenticate.
Lo scavo condotto dallUniversità di Pisa è stato coordinato dal dott. Paolo Sangriso; durati tre mesi, i lavori degli archeologi e degli allievi archeologi hanno ridato vita alla storia ormai dimenticato di un villaggio specializzato nella produzione di sale.
“La scoperta – ha affermato la professoressa – rivela che le dune costiere su cui poi vennero costruiti gli edifici romani erano in precedenza occupate da un insediamento dove si produceva sale, a conferma della lunga storia della vocazione produttiva del territorio. Quando Rutilio Namaziano nel 417 d.C. visitò Vada documentò proprio la presenza di saline in piena funzione, e la produzione continuò anche in età medievale. Menzionata in numerosi documenti d’archivio, il sale ha accompagnato la storia del distretto volterrano sino ai nostri giorni, come dimostrano gli stabilimenti di Saline di Volterra.
Questo studio archeologico rientra in un progetto più ampio, diretto dalla professoressa Simonetta Menchelli, su Vada Volaterrana, un antico porto sulla Via Emilia. Alla realizzazione del progetto cooperano le società Ineos e Inovyn, con la collaborazione del Comune di Rosignano Marittimo e il Museo Archeologico Comunale di Palazzo Bombardieri, la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Pisa-Livorno.