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Bonisoli contrario alla “domenica al museo”. Perché non provare?

da | 2 Ago 2018 | Turismo

A conclusione dell’evento del 31 luglio presso la Biblioteca Nazionale di Napoli, la dichiarazione del ministro Bonisoli sull’iniziativa “domenica al museo” ha prodotto fin troppo scalpore, finendo per essere fraintesa: «le domeniche gratis andavano bene come lancio pubblicitario».
Molti giornali in questi giorni passati hanno titolato la notizia con “aboliamo le domeniche gratis nei musei”, “stop alle domeniche gratuite al museo” o ancora “polemiche dopo lo stop di Bonisoli”. Ma la sua dichiarazione continuava: «se continuiamo così, a mio avviso, andiamo in una direzione che non piace a nessuno. Per l’estate non cambia nulla, ma poi le cose cambieranno. Lascerò maggiore libertà ai direttori, se vogliono mettere una domenica gratuita non c’è niente di male, ma quando obbligo a farla non va bene».
Immediata è stata la replica via Facebook di Dario Franceschini, ex ministro per i beni e le attività culturali e del turismo, nonché padrino della “domenica al museo”. «Il ministro Bonisoli – scrive Franceschini – ha annunciato oggi l’eliminazione delle prime domeniche del mese gratuite nei musei. In questi mesi ho scelto di non parlare del ministero che ho guidato per 4 anni e di non commentare le scelte e i programmi del mio successore. Mi è sembrato giusto per correttezza nei confronti di chi inizia una esperienza. Ma questa volta non posso tacere perché le domeniche gratuite non sono una cosa che riguarda me ma un fatto culturale e sociale che ha coinvolto circa 10 milioni di persone dall’estate del 2014 ad oggi, centinaia di migliaia da sud a nord ogni volta, gran parte delle quali è andata in un museo per la prima volta nella vita portandoci i figli o i nipoti, gran parte dei quali ha provato la gioia di poterlo fare senza gravare su un bilancio familiare difficile e pieno di cose da sacrificare. Le prime domeniche del mese hanno trainato l’aumento dei visitatori a pagamento, hanno avvicinato i cittadini ai musei delle loro città, hanno convinto comuni e privati a uniformarsi all’iniziativa coi loro musei. Perché smettere, ministro Bonisoli? Ci ripensi. Le cose giuste e che funzionano non hanno colore politico. Non faccia pagare un desiderio di discontinuità politica alla cultura e agli italiani».

Franceschini riporta un dato interessante: la “domenica al museo” ha coinvolto circa 10 milioni di persone dall’estate 2014 ad oggi. Per l’esattezza, secondo i dati riportati dal Ministero per i beni e le attività culturali e del turismo, sono stati 10.187.843 i visitatori a usufruire della “domenica al museo” (3.549.201 nel 2017, 3.129.213 nel 2016, 3.509.429 nel 2015 e 1.552.958 nei primi sei mesi del 2014). Il periodo più fruttuoso negli ulti tre anni (evitiamo di analizzare il 2014 poiché l’iniziativa è entrata in vigore a metà anno), parlando sempre e solo di numero di visitatori, è stato quello che va da aprile a ottobre. Il picco massimo è stato raggiunto nel maggio 2015 con 435.837, mentre il minimo nel dicembre 2016 con 165.480.

Portare 10 milioni di persone nei luoghi di cultura statali è stato un traguardo importante. Nessuno lo nega. Bisogna, però, capire se questo traguardo è stato fruttuoso solamente al livello intellettuale. Dobbiamo dividere quei 10 milioni di persone in due categorie: “visitatori volontari” e “visitatori per caso”. La prima categoria riguarda i veri e propri visitatori dei musei e siti archeologici, ovvero coloro che voglio vedere il nostro patrimonio culturale a prescindere dal prezzo del biglietto. La seconda categoria, invece, è formata da persone che diventano visitatori solamente in una determinata giornata: la prima domenica del mese con conseguenze a volte piuttosto negative come è capitato la prima domenica di novembre alla Reggia di Caserta inadeguata a gestire 17.000 presenze ( danneggiamenti ed intervento della polizia per la gestione dei flussi! n.d.r.). Quindi, nei 10 milioni di persone quanti “visitatori per caso” abbiamo?

Bonisoli vuole massimizzare gli introiti dei musei statali e secondo lui la risposta esatta è rimuovere l’obbligo delle domeniche gratuite al museo, lasciando ai direttori degli stessi libera autonomia in questa iniziativa.

Allora perchè non cogliere questa proposta, magari per 3 o 4 mesi, e poi analizzare i dati sugli ingressi, ma sopratutto sugli incassi? Capiremmo definitivamente se le domeniche con l’ingresso gratuito ai musei sono state una grande idea (Franceschini) o solo una efficace strategia di comunicazione del precedente governo e se questa operazione di Bonisoli è un tentativo di affossare una “buona idea” del predecessore. La possibilità di comparare i dati, tra l’iniziativa di Franceschini e la proposta di Bonisoli, è una l’opportunità per chiudere la questione e intraprendere iniziative opportune.

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